Economia & Società
Giovedì 07 Marzo 2024
In Piemonte sono più di 74mila i lavoratori domestici, in prevalenza sono donne
Lavoro domestico e welfare, Nuova Collaborazione: Necessario ripensare il lavoro di cura secondo nuove prospettive fiscali e occupazionali.
Le dinamiche del lavoro di cura in Italia restano molto complesse e diversificate. Nel 2022, il paese ha registrato un totale di 894 mila lavoratori domestici, con 429 mila badanti e 465 mila colf, come riportato dagli ultimi dati Inps. Questo settore si adatta costantemente ai cambiamenti della società: l’aumento delle badanti riflette l’invecchiamento della popolazione italiana e la crescente richiesta di assistenza. In Piemonte i lavoratori domestici sono stati 74.996, di questi la prevalenza è rappresentata dalle donne, (61.912 contro 6.322 uomini) mentre la composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia la prevalenza di lavoratori stranieri: che si sono attestati su 46.604 contro 21.630 di nazionalità italiana.* Una fotografia importante, caratterizzata da dati e proposte di intervento significative, quella descritta nella tavola rotonda “Il potenziale del lavoro domestico. Ripensare il lavoro di cura secondo nuove prospettive fiscali e occupazionali” organizzata da Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico) ieri al Centro Einaudi di Torino, per presentare alle associazioni e alle istituzioni, lo studio “Il Potenziale del lavoro domestico, Proposte di Intervento” realizzato sempre dal Centro Einaudi.
“La mancanza di politiche di welfare strutturate in Italia, ha reso i lavoratori domestici sempre più indispensabili per le famiglie italiane. Uno degli aspetti evidenziati nel nostro osservatorio “Il potenziale del lavoro domestico – Proposte di intervento” è proprio la mancanza di sostegno effettivo e di agevolazioni fiscali per il lavoro di cura».
«Lo studio ha evidenziato anche un altro fattore molto importante: il peso del lavoro di cura ricade ancora principalmente sulle spalle delle donne – ha commentato Filippo Breccia Fratadocchi, vice presidente di Nuova Collaborazione. Troppo spesso vediamo brillanti professioniste costrette a rinunciare alle proprie carriere per prendersi cura dei propri cari. È un segno inequivocabile del persistente squilibrio di genere nella nostra società. Ecco perché dobbiamo fare di più per riconoscere il valore del lavoro di cura e supportare coloro che lo svolgono».
Dal punto di vista fiscale, nello studio viene presentata una proposta inedita: l’introduzione di un intervento fiscale di assistenza bambini, progettato per sostenere i genitori nel mercato del lavoro e nella formazione e una proposta di “zainetto fiscale”.
Il piano proposto, punta ad estendere i confini dell’attuale sistema di bonus per l’infanzia, ampliandolo al pagamento per servizi di assistenza domiciliare fino al raggiungimento dei 12 anni di età dei figli. La novità più significativa è l’introduzione di una condizione innovativa: il beneficio sarà legato non solo al parametro ISEE, ma anche all’impegno lavorativo o formativo dei genitori, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione attiva al mercato del lavoro, in particolare per le donne, tradizionalmente più impattate dalle esigenze di cura dei figli.
Nelle ipotesi formulate, l’INPS giocherebbe un ruolo centrale nell’implementazione di questo piano, erogando un assegno mensile calibrato sulla situazione economica e di lavoro di ciascun nucleo familiare.
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