
Economia & Società / Cervo
Martedì 22 Luglio 2025
Joe Bastianich in tivù a Foodish
con i cappelli “made in Sagliano”
Cappellificio Cervo Clienti speciali, showman e musicisti. L’azienda biellese è pronta ad avviare nel 2026 la produzione a ciclo completo delle sue collezioni

Nel reality culinario, in onda da quest’anno su TV8, Joe Bastianich il cappello non lo abbandona mai, neppure a tavola. In Foodish si presenta all’ombra di tese talvolta color panna, altre molto più scure firmate dal Cappellificio Cervo, ormai diventato suo fornitore ufficiale sul piccolo schermo e sul palco quando anziché parlare di pizze, hamburger, omelette e piadine, si scatena alla chitarra.
Alla fabbrica di Sagliano, 4 mila metri quadrati dove la storia si respira insieme agli sbuffi di vapore, dove le antiche forme in legno (oggi sostituite da quelle in metallo)sfilano sugli scaffali e pendono dal soffitto, si rivolgono le celebrities che con il cappello vivono in sintonia (nel caso di Bastianich in simbiosi) e che dell’outfit con copricapo si fanno vanto. Oltre a Michelangelo Pistoletto che per distanza dall’azienda gioca praticamente in casa, si annoverano nei registri dei clienti i nomi di Paolo Villaggio, del compositore Ludovico Einaudi e di Renzo Arbore insieme a tanti altri.
«Lavoriamo per capsule in private label che accompagnano le sfilate di moda e anche su misura per chi viene a trovarci in azienda o ci contatta direttamente» spiega Benedetta Borrione che in azienda segue la comunicazione. «Sono tantissimi anche i turisti che salgono all’Oasi Zegna o i villeggianti che trascorrono le vacanze in Valle, a entrare da noi e che ci tengono ad avere un accessorio esclusivo secondo i loro gusti. Noi prendiamo nota di tutto e nell’arco di un mese spediamo a casa». Ma a Sagliano arrivano stilisti e curiosi perfino dagli Emirati Arabi, da Los Angeles e dal Texas non solo per inseguire i propri desideri ma per vivere l’emozione di visitare la fabbrica e aggiungere il ricordo di un’esperienza d’acquisto autentica.
Nel gennaio 2018 la società Zeca aveva acquisito il Cappellificio Cervo e i suoi marchi (Barbisio e Bantan). Della cordata fanno parte il Gruppo Ermenegildo Zegna con il 51% delle quote, l’imprenditore Vincenzo Caldesi, con il 9%, e l’Artigiana Cappellai della famiglia Borrione con il ruolo di socio d’opera e il 40% delle quote. Veronica, Attilio e Benedetta, i tre fratelli che con il papà Giorgio realizzavano cappelli in feltro e panama giusto nei laboratori di fronte alla fabbrica che affaccia sulla provinciale, sono entrati nello stabilimento dove da quasi 130 anni mani sapienti ed esperte tagliano, sagomano, accarezzano i coni di feltro e cuciono, per rendere unico ogni modello. Oggi a guidare l’azienda è un team giovane - la media è ampiamente sotto i 40 anni - dinamico e aperto al mondo, che sta accompagnando il rilancio con una produzione di cappelli di diversi modelli che spazia da quello classico da uomo fino al cap da baseball, dal leggerissimo panama alla coppola. I fratelli credono fermamente nella rinascita del cappello ma non nascondono il problema della manodopera: per crescere occorrono nuove leve, persone con passione, qualificate, possibilmente con una preparazione in campo tessile, e non è facile trovarle. Intanto dal 2026 il ciclo di produzione diventerà completo dalla fibra al capo finito. «Ricominceremo a fare i nostri cappelli internamente, partendo dal fiocco di lane pregiate e cashmere, da cui ricaveremo il feltro. Stiamo già facendo esperimenti ed entro fine dell’anno si arriverà ai primi coni per poi passare alla personalizzazione. Siamo convinti di avere buoni spazi e le necessarie premesse per mantenere la nostra quota di mercato nel mondo» conclude Borrione.
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