Lavoro e competenze
Il cambiamento ribalta domanda e offerta

Convegno A Città Studi una riflessione sul ricambio generazionale, sui neet e sulle nuove aspirazioni dei giovani. Servono investimenti, formazione e attrattività

Oggi è il lavoratore che sceglie e non viceversa, quindi le aziende devono imparare a essere più attrattive: aumentare il capitale umano e investire sulla formazione è la direzione da prendere insieme a nuove competenze sempre più necessarie per essere competitivi».

Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte ha aperto il convegno (in videoconferenza) intitolato «Lavoro e competenze: scenari e tendenze per il futuro» insistendo sul fatto che «il mercato del lavoro è diventato infinitamente più sofisticato». La mattinata di confronto proposta da Confindustria Piemonte in collaborazione con Intesa San Paolo a Città Studi, ha stimolato una riflessione su esigenze e carenze occupazionali derivanti dal calo demografico, sulle scarsità strutturali sulle materie Stem e sull’intelligenza artificiale e su un cambio di passo da parte delle imprese che si fa sempre più urgente.

La buona notizia è giunta da Stefano Cappellari di Intesa San Paolo che ha annunciato che l’Italia nel 2025 riprenderà a crescere se saprà investire sulla qualità del lavoro, se riuscirà a dare spazio alle idee e ai talenti per scongiurare quel ricambio generazionale che preoccupa agli imprenditori in un contesto già di per sé complicato da i conflitti e da una situazione geopolitica instabile: «L’Eurozona si aspetta un anno in ripresa e di ripartenza dei consumi». 

Dopo una fotografia economica di luci e ombre che ha abbracciato l’ultimo quinquennio di vita delle imprese subalpine e italiane, è stato Ermanno Rondi, presidente di Città Studi, ma pure delegato al Capitale Umano per Confindustria Piemonte, a suggerire alcuni spunti di riflessione.

«Oggi il 64 percento dei giovani non lavorerebbe mai in un’azienda non sostenibile. Una volta l’idea di un lavoro stabile, che garantiva uno status sociale e un progetto di vita, erano alla base della scelta. Oggi prevale l’inquietudine. C’è stato un cambio di paradigma, la domanda è superiore all’offerta e in cima alle aspirazioni dei giovani ci sono il benessere economico e mentale e la flessibilità. L’equilibrio tra lavoro e vita privata  è al primo posto seguito da un’ambiente vivibile all’interno della fabbrica e poi da retribuzione e welfare adeguati».

Cosa fare?

Relatori e imprenditori intervenuti ai tavoli non hanno dubbi: il recupero di una quota di «neet», i giovani che non studiano e non lavorano; l’occupazione femminile che va incoraggiata, una più efficace gestione dell’immigrazione sono le risposte. Ma occorre insistere sulla formazione professionale, sugli Its e sulle università e non in ultimo, come già avviene in regione, testimonianza di «best practices» sull’Accademia Piemonte. Una più forte responsabilità va assunta dalle imprese, su investimenti in Intelligenza artificiale e innovazione e su sostenibilità. E, per fidelizzare nuove risorse umane, andrà creato un ecosistema in cui i giovani si possano trovare a loro agio. «Perché i talenti non fuggono ma scelgono, e quando lo fanno vogliono identificare l’impresa non solo per i prodotti ma per il suo assetto socioeconomico».

I lavori sono stati chiusi dalla vicepresidente della Regione Elena Chiorino: «Siamo campioni del bello e ben fatto ma ora dobbiamo imparare a ispirare le persone».

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