Passaporto digitale, il tessile è in gioco
E’ conto alla rovescia per la normativa

Contraffazione . Il progetto Trick messo in campo da 31 partner con Piacenza capofila, è stato oggetto di un test da parte dell’Agenzia delle Entrate e Monopoli. L’obiettivo, condiviso da Smi, è quello di arrivare alla Blockchain

La contraffazione nel tessile sta diventando sempre più pressante. Le nuove normative di Eco design e Digital Product Passport legste a Intelligenza artificiale e Blockchain possono garantire dichiarazioni autentiche, affidabili e verificate?

La domanda è nell’aria da oltre un paio di anni ma il conto alla rovescia è ormai iniziato – entro il 2026 l’Europa chiede trasparenza sui capi in vendita – e le aziende dovranno prendere delle decisioni importanti se vorranno qualificare la filiera fino a garantire la produzione di una giacca o una maglia, secondo criteri di sostenibilità.

«Riteniamo che sia estremamente importante valorizzare l’origine e la tracciabilità dei nostri prodotti» commenta Ettore Piacenza «Lo sforzo che stiamo compiendo in questi mesi è mirato a farci trovare pronti quando entrerà in funzione la normativa«.

Nella storica azienda di Pollone, che ha acquisito Cerruti, Arte Tessile e recentemente Lanefil, si sta sviluppando il progetto Trick. piattaforma «per la sostenibilità e gli approcci circolari» basata sulla tecnologia Blockchain, che consente la raccolta, per lotto di produzione, di una grande quantità di dati (comprese sostanze chimiche pericolose, valutazione sociale ed etica).

«Con Trick stiamo sperimentando il concreto utilizzo della Blockchain per garantire la completa tracciabilità della produzione, dalla materia prima fino al capo in vetrina» spiega Alessandro Canepa, R&D manager di Piacenza. «In questo modo si generano e si raccolgono i dati per stabilire uno standard industriale che garantisce la loro veridicità, immutabilità e per l’identificazione dei soggetti che, nella filiera, ne sono autori».

Per il rilascio del Servizio Anticontraffazione, Piacenza ha condotto un test concreto, in partnership con Agenzia Dogane e Monopoli proprio incentrato sugli aspetti principali della tracciabilità: composizione dei materiali, monitoraggio dell’ordine, milestone del processo produttivo e delle tempistiche.

Ancora oggi il modo più comune per ridurre i costi della protezione ambientale, di sostenibilità e approcci circolari, è quello di non applicarli acquistando quantità limitate di materiali organici o riciclati e destinandoli ai lotti di produzione che potrebbero essere soggetti a controlli. Nella produzione regolare vengono poi utilizzati materiali meno costosi, non organici o non riciclati. L’approccio sleale è attuato abbastanza spesso, soprattutto da produttori di Paesi poco sviluppati. Si tratta di concorrenza sleale nei confronti di chi è impegnato sul fronte della sostenibilità.

«La Commissione Europea emetterà entro il 2024 il decreto delegato che definirà i contenuti del Digital Product Passport. All’interno della normativa i brand saranno chiamati a creare probabilmente un QR Code per accedere ai documenti relativi al prodotto. Il dettaglio riguarderà non solo le voci note ma anche durata e forse l’impronta ambientale (Pef). In merito Euratex ha incontrato il favore di Italia, Francia e Spagna che come produttori chiedono un maggiore dettaglio, non solo sul prodotto finito ma su tutta la catena produttiva. Più fredda si è dimostrata la Germania che imprenditorialmente è più vocata alla confezione. «Ma se i dati dovranno essere affidabili a tutela dei brand (che avranno l’onere di garantire ciò che vendono attraverso il DPP), e soprattutto del consumatore che acquista e indossa un capo, si dovrà lavorare sull’adozione della Blockchain, prezioso aiuto contro la contraffazione dei dati riguardanti tracciabilità e sostenibilità» spiega Canepa.

Trick è stato finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Horizon 2020. Annovera 31 partner da 11 nazioni, tra cui l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, centri di ricerca, player istituzionali, aziende (fra le quali anche la biellese March&Fildi). Insieme a Sistema Moda Italia che rappresenta circa 600 associati del settore, il progetto ha l’obiettivo di sviluppare una tecnologia affidabile e accessibile anche alle Pmi, soprattutto quelle meno strutturate, che saranno chiamate al tracciamento dei dati in sequenza di ogni fase di lavorazione.

«Smi è partner in quanto la tipicità della Blockchain del tessile, del tessile tecnico e dell’abbigliamento, comprende grandi, medie e piccole aziende, spesso anche artigiani» spiega il responsabile Ricerca e innovazione di Smi, Mauro Sampellegrini. «La piattaforma serve per collegare tutto il sistema perché se è vero che i grandi brand hanno capacità di spesa, non potranno arrivare alla completa tracciabilitá, al futuro passaporto digitale e alla misurazione dell’impatto ambientale e sociale se altrettanto non viene fatto anche dalle micro imprese che devono avere gli strumenti per poter caricare i dati di filiera e i relativi indicatori».

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