Una volta la referenza su quel dottore o quello specialista, la referenza che avremmo ritenuto affidabile e seria, in una parola, giusta, l’avremmo cercata dal medico di famiglia o da quel professore che aveva visitato la zia piuttosto che il nonno. Avremmo fatto così sostanzialmente per due motivi. Primo: per attribuire un valore agli studi e alla professione stessa di quel dottore. Secondo: per fiducia in quella persona che ti consigliava, che guardavi negli occhi, ti conosceva e la conoscevi.
Oggi sembrano essere i social network a guidarci nelle scelte e a indirizzarci: così racconta la storia della ragazza morta dopo un intervento estetico da un chirurgo scelto su Tik Tok. Il numero di like sotto ad un video di trenta secondi sono diventati più autorevoli delle lauree incorniciate sulle pareti degli studi di fior di luminari.
Probabilmente un giorno ci affideremo solo a loro o all’intelligenza artificiale. Però, e magari sarò fuori dal tempo, fatico a fidarmi di una pioggia di visualizzazioni o delle verità di un influencer. Qualcuno mi dirà che non c’è differenza tra i consigli di Tik Tok su un buon ristorante o su un valido medico. Non vorrei essere sospettoso, ma entrare in una sala operatoria tranquillo perché il chirurgo che ho scelto sforna storie social ad ogni colpo di bisturi, mi sembra un po’ come pensare che quarant’anni fa le creme dimagranti di qualche televenditrice facessero miracoli. Sempre qualcuno mi dirà che come si credeva allora si crede adesso. Sarà e forse dovrò abituarmi io a pensare che la fonte da cui arriva un’informazione non sia più una discriminante per renderla “sicura” : è solamente che penso sempre che se uno ha tutto questo tempo, e questa voglia, per fare i contenuti, come li chiamano oggi, non ne abbia poi molto e molta, di tempo e voglia, per fare così bene ciò che dovrebbe.
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