La svolta green della moda
ha bisogno di nuove figure

Osservatorio Assolab . Da oggi al 2027 serviranno alle imprese tra 63mila e 94mila occupati specializzati per il comparto tessile

Nel tessile-abbigliamento-accessori da qui al 2027 servono tra 63mila e 94mila occupati. Secondo Assolavoro DataLab i profili più richiesti sono legati alla sostenibilità: uno su due non si trova

La domanda di lavoro delle imprese del sistema moda, nel medio periodo, sarà sempre più orientata alla ricerca di competenze professionali specifiche per gestire la transizione ecologica, verso manager e tecnici in grado di orientare le aziende in direzione della sostenibilità: dall’approvvigionamento di materie prime e semi lavorati al controllo del fine vita, con le attività connesse di raccolta dati, rendicontazione e corretta informazione al pubblico.

La necessità delle imprese

Il sistema Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, stima che il fabbisogno complessivo del sistema moda tra il 2023 e il 2027 sia di 72.900 nuovi occupati. Considerando i soli comparti di tessile, abbigliamento e accessori, la stima più conservativa è di un fabbisogno di 63mila nuovi occupati fino al 2027, che salgono a 94mila nella stima più favorevole. Ma quali sono le professioni con una richiesta emergente? Dall’attività di scouting condotta da Assolavoro e Datalab sui profili professionali più richiesti nei principali portali di raccolta vacancy (Linkedin, Trovit e Indeed) e tra le Agenzie per il Lavoro Associate, spiccano nuove figure professionali rivolte ad attività legate alla sostenibilità, nell’ambito delle funzioni di pianificazione e controllo (in inglese, Sustainability Specialist Fashion, Environmental Reporting Coordinator). La domanda delle imprese si rivolge anche ad altre figure professionali che dovranno contribuire a riorientare le competenze verso la gestione dei processi di sostenibilità: nell’area management, controllo, amministrazione spiccano figure come Finance & Controlling Specialist, Finance Governance and Compliance Analyst. Nell’area analisi e monitoraggio la richiesta è per profili come il Digital Analytics Manager e il Business Performance Management Analyst.

Nuove professioni per un nuovo modo di lavorare

Per industrie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature quasi la metà delle professioni ricercate è di difficile reperimento. Queste figure rispondono a una dinamica produttiva caratterizzata dalle politiche dell’Unione europea sempre più indirizzate verso la ricerca di una maggiore sostenibilità in un settore considerato tra i più inquinanti e impattanti sull’ambiente. L’obiettivo entro il 2030 è quello di trasformare il sistema produttivo puntando su prodotti tessili più durevoli e riciclabili, con un ampio utilizzo di fibre riciclate e fabbricate senza sostanze pericolose e nel rispetto dell’ambiente.

L’introduzione della cosiddetta “Responsabilità estesa del produttore”, poi, impegnerà il settore ad assumere la piena responsabilità del ciclo di vita dei prodotti, compresa la fase di fine vita. Si prevede inoltre l’introduzione del “passaporto digitale”; un’etichetta con dati leggibili digitalmente con le informazioni sul grado di ecosostenibilità del prodotto, la tipologia dei materiali, la riciclabilità.

Ma le imprese sono pronte? Secondo l’Istat il 67 per cento delle imprese del sistema moda hanno avviato azioni di tutela ambientale, con processi produttivi che riducono l’impatto delle attività soprattutto nel segmento più impattante, nella concia e nella pelletteria. Si va da interventi di risparmio del materiale utilizzato nei processi produttivi e di raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti, alle azioni di contenimento di prelievi e consumi d’acqua e delle emissioni.

La sfida

È una sfida importante per un settore, il sistema moda nel suo complesso, che nel 2023 occupava oltre 6oomila addetti, distribuiti su circa 6omila imprese, con un fatturato complessivo di oltre cento miliardi (dati Camera nazionale della moda).

Il rapporto di Assolavoro DataLab evidenzia però una struttura produttiva polverizzata, sul piano numerico predominano le imprese in forma singola o libero professionale o autonoma (54,3 per cento), insieme alle società di persone che rappresentano il 12,4 per cento del totale. Le restanti imprese sono suddivise tra società a responsabilità limitata (31) e società per azioni (1,6). Lo stesso quadro viene restituito dalla distribuzione per classi di addetti, con oltre un quarto degli occupati impiegati nelle micro-imprese fino a 9 addetti e solo il 15 per cento nelle grandi imprese oltre 250 addetti. Un ulteriore 19,8 è occupato nelle medie imprese da 50 a 249 addetti, ma prevalere con il 37,6 per cento degli occupati sono le imprese tra 10 e 49 addetti.

Più occupati nelle micro imprese

Nel confronto con il resto del manifatturiero qui c’è una maggiore presenza di occupati nelle micro imprese (27,7 per cento contro 21,2). Inoltre rispetto al manifatturiero ci sono più operai: rappresentano il 71,9 per cento nel sistema moda (contro il 65,6 per cento). Sempre nel confronto con il resto del manifatturiero, ci sono più lavoratrici nel sistema moda: la quota di donne sul totale degli occupati è del 55,5 per cento, il doppio rispetto al 27,8 per cento del manifatturiero.

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