Dietro l'angolo / Biella
Sabato 01 Febbraio 2020
Con il clima che cambia… Insolite passeggiate d'inverno
Cinquanta giorni di siccità e una temperatura relativamente mite ci stanno regalando giornate che non ci meritiamo, foriere di primule fuori stagione e di influenze. Dov’è finita la merla, vien da chiederci. Mezzo secolo fa, nelle domeniche di fine gennaio, c’era la classica gita sciistica a Cervinia, organizzata dallo Sci Cai Mosso. Ricordo bene il pullman della Comazzi, arrivava in piazza alle 5 del mattino per caricarci, con le catene alle ruote. Aveva nevicato di notte, e fino a Valle Mosso le strade erano sporche.
La giornata sulla neve terminava dodici ore dopo, alle 5 della sera, con l’ultima discesa del Ventina, quando la stanchezza ti faceva fare una veloce e pericolosa “libera” sulla pista ormai semideserta. Non avevamo più le gambe per tentare qualche curva e quei dieci minuti di adrenalina pura erano la giusta chiusura da raccontare.
Guadagnare salute
Per fortuna quest’anno la neve è arrivata presto e a Bielmonte si può sciare bene. Ma per me è ormai venuto meno il tempo delle sparate e mi devo accontentare di qualche tranquillo Moncerchio comprensivo del Vov al baretto della Giada al Massaro. E la pista nera del Dosso Grande la vedo solo di… traverso, passando dal Baby alla Buca di Forno.
In compenso si possono fare delle belle passeggiate, impensabili nello scorso millennio in questo periodo dell’anno. Come da Piedicavallo a Montesinaro, fatta qualche giorno fa in occasione di un sopralluogo per misurare uno dei percorsi di Salute in Cammino, il programma di salute e benessere che promuovo per conto del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Biella.
Chi si muove per strade e sentieri avrà notato molta più gente in giro a piedi, e questo è un buon segno. Come spingono i medici, a qualunque età è necessario fare con continuità un minimo di attività fisica, e quella del camminare è quella più semplice ed economica per “guadagnare” salute.
Come vestirsi
L’attenzione del programma dell’ASL è rivolto in particolare ai sedentari e quindi può essere necessario qualche semplice consiglio per chi non è abituato a muoversi in inverno. A partire dall’abbigliamento. Non servono maglioni, giacconi pesanti o piumini, meglio sopra un capo leggero tipo k-way con cappuccio e un gilet trapuntato, facile da togliere e mettere passando dal sole all’ombra. Sotto maglie in pile o lana. Mediamente io ho cinque strati, talvolta sei, a seconda delle condizioni. Indispensabili i sotto pantaloni (ma vanno benissimo le mutande lunghe del nonno…), berretto, guanti, scalda collo, anche per proteggere il viso. Lo zainetto è leggero, max 25 litri, più utile a riparare la schiena che non a portar pesi. Contiene il thermos con il the, frutta secca e qualche snack.
Sempre utili i bastoni da trek o da nordic, oltre che per la progressione in salita, anche per l’equilibrio su terreni scivolosi. Ai piedi calzature alte o basse come si è abituati, ma tecniche e confortevoli, e le calze termiche.
In Alta Valle Cervo
E’ richiesta però una maggiore attenzione al terreno. Sui sentieri in altura le foglie secche del sottobosco possono nascondere l’insidia del ghiaccio, presente spesso anche sulle stradine asfaltate che prendono poco sole, come quelle sulla Banda Veja in alta Valle Cervo.
Invece il percorso antico che vi dicevo, tra Piedicavallo e Montesinaro, è piacevolmente al sole fino alle ore 15. Non lo conoscevo, e mi è stato indicato dal sindaco Carlo Rosazza Prin proprio per la possibilità di ospitare il tracciato di Salute in Cammino.
La località di partenza è il Parco Ravere di Piedicavallo, con il suo bel ponte in pietra a doppia arcata e l’antica ghiacciaia. Si attraversa il borgo in direzione della chiesa, facendo attenzione agli stipiti in pietra di porte e finestre, esempio di maestria locale, alle arcate e alle lobbie. Sotto la piazza della chiesa si trova il lavatoio pubblico, ancora usato, e la grotta con la Madonna di Lourdes. Subito dopo, a sinistra, sale la bella scalinata verso il Municipio. Fatte le debite proporzioni, questa salita non ha nulla da invidiare a Trinità dei Monti. Dietro alla casa comunale parte a destra una via selciata che subito trova una piazzetta parcheggio. Sotto di noi il Teatro Margherita, altra eccellenza di Piedicavallo.
Una strada di montagna
La strada scende di poco con un paio di curve e arriva all’entrata del camposanto. Riprendiamo a salire, passando a monte del porticato cimiteriale. Voltandosi, appare tutto il paese nella sua bella conca, con il grigio delle coperture in pietra che domina.
In alto il netto intaglio del Colle della Vecchia e verso destra la sfilata di vette, ora bianche di neve, che comprende le Mologne e i Gemelli.
Inizia qui il tratto più bello del sentiero, in realtà una vera e propria strada, larga quasi tre metri, sostenuta a valle da alte mura, inclinate il giusto. A monte sfilano altre mura, di altezza variabile per seguire le ondulazioni del pendio, interrotte ogni tanto da una rientranza con scala, per accedere ai terreni sovrastanti.
Siamo nel mezzo di una rigogliosa faggeta, dove i tronchi puntano dritti ed eleganti al cielo, con un sole sfuggente che gioca a disegnare aste sul terreno, come fosse un grande quaderno di foglie.
Montesinaro
Lontano e sfumato arriva il rumore del torrente e di qualche auto. Più forte è il calpestio del fogliame, mi ricorda tanto lo sfrigolio delle “paiasse” nei letti della cascina in Poala, quando si andava a metà giugno per il taglio del fieno. Anche l’odore delle foglie di faggio è lo stesso, ma mi manca il candore e la pulizia di quelle lenzuola.
La strada, prima in leggera salita, ora scende e prende a curvare verso levante. Prima delle case appare il campanile di Montesinaro. La campana di San Grato batte tre colpi, quasi volesse salutare il sole che tramonta oltre il Colle del Lupo.
Non ero mai passato tra le abitazioni alte di questo piccolo borgo della Bürsch. Si dava giusto un’occhiata veloce, talvolta neanche quella, quando si passava sotto per prendere il sentiero per il Croso. Invece è un villaggio lindo e grazioso, che prende luce più di tanti altri della valle. Molte case hanno davanti un giardino alpino, piccolo quanto dignitoso.
Abbiamo camminato per poco più di mezz’ora, ma maggiore è stato il tempo per guardarci intorno, tra i particolari di una meridiana, le minuzie disegnate da un’edera su di un tronco, l’iscrizione in uno stipite di pietra.
Altri passi
Di queste passeggiate invernali ne abbiamo fatte tante, non solo in Valle Cervo, dove vi segnalo anche il sentiero tra Tomati e Roreto, quello della Trüna dall’Asmara alla Balma e quello degli Arbo da Riabella a Driagno. Nelle Rive Rosse c’è l’imbarazzo della scelta, ad esempio dal Rifugio della Sella di Soprana alle frazioni alte di Curino. La passeggiata classica e più frequentata vicino a casa mia è quella dal Santuario della Brughiera a Prapien, o da Banchette alla cima della Rovella.
Da qui vedo ad un tiro di schioppo le piste di Bielmonte. E mi viene un po’ di nostalgia della neve. Quasi, quasi domenica tiro fuori le ciaspole…
© RIPRODUZIONE RISERVATA