Federico Vittorino Vitale Rosazza Pistolet, conosciuto da tutti come il filantropo Federico Rosazza. Nato nel 1813, figlio dell’impresario edile Vitale Rosazza Pistolet e di Mosca Anna Maria, dopo la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Genova, interessato alle idee Mazziniane, abbandonò gli studi ecclesiastici e si unì al movimento “giovane Italia” con il soprannome di “gatto”. Il Mazzini in codice era “Emilia”. Con il passare degli anni si convertí a posizioni politiche più conservatrici diventando senatore della repubblica per decreto regio. La vita del Rosazza cambió radicalmente con la morte prematura della figlia Ida (1864), avuta con Fasciotti Amalia. Non accettò mai la perdita, tanto da cercare per anni di comunicare con lei attraverso sedute spiritiche e proprio a tal proposito, contattó Giuseppe Maffei uno fra i più originali ed eclettici artisti pittori dell’800, noto nei salotti spiritici torinesi per l’assidua frequentazione.
Per quanto ad oggi tutto questo possa sembrare assurdo e surreale, in quegli anni, esistevano più di cento circoli a tema, uno tra i più noti era Atea, presieduto dal gran maestro Giuseppe Garibaldi. Maffei, nato a Graglia nel 1813, divenne presto amico fidato di Rosazza e insieme si dedicarono alla trasformazione del paese.
L’appartenenza alla Massoneria e le frequentazioni con il Maffei, crearono e dettarono un mix tra spiritismo e simbolismo, che oggi possiamo osservare visitando il paese di Rosazza.
Dettagli e costruzioni edilizie venivano indicate durante le sedute spiritiche attraverso le quali il Maffei interpellava l’aldilà. La figlia Ida e un amico di gioventù del Rosazza, Agostino, erano gli interlocutori che istruivano sul come eseguire le opere. A sua volta, Agostino interpellava un certo “Angelo di Volterra”, forse un avo del Maffei.
Gli interventi venivano eseguiti esattamente come richiesti: l’edificazione di una nuova chiesa al posto del precedente cimitero, che nel 1874 venne spostato sulla riva sinistra del fiume Cervo, collegato al paese con un ponte; la costruzione del palazzo comunale sul luogo in cui sorgeva la vecchia chiesa abbattuta nel 1880; il campanile venne risparmiato e divenne una torre civica in stile ghibellino; la costruzione di numerose “fontane parlanti”.
Passeggiando per il paese si notano molti simboli collegati alla Libera Muratoria. Quest’ultima è una delle più antiche e secolari società di uomini che hanno cari i valori morali e spirituali. I Massoni apprendono i suoi principi attraverso una serie di racconti sviluppati in forma di rituale e la simbologia del paese richiama ovunque collegamenti con la Massoneria. Non solo i simboli più noti come il compasso, la squadra, il filo di piombo, i grembiuli e la cazzuola, ma anche quelli antichi legati alla scuola Pitagorica e a Platone.
Un proverbio Pitagorico dice: “Quaerendo invenietis”, cercando troverete e visitando il paese abbiamo trovato questi riscontri. La stella a cinque punte, trovata nel sagrato della chiesa simboleggia i 5 elementi metafisici: acqua, aria, fuoco, terra e spirito.
La rosa, presente su tutte le fontane, indica l’amore sia profano che trascendente. Il suo simbolismo è equivalente ed equiparato a quello del fior di loto, entrambi fiori mistici, erotici, divini e d’amore che rappresentano l’anima.
I dodici cippi dendriformi presenti nella chiesa, simboleggiano gli alberi della “selva oscura”, in cui il profano brancola prima di accedere alla conoscenza del sacro. Il numero dodici indica la conclusione di un ciclo, la completezza dell’universo.
Altro particolare lo troviamo nella pavimentazione di ciottoli bianchi e neri che rappresenta un roveto privo di fiori, ma osservandolo, nella formella successiva il roveto diventa fiorito e nel framezzo è disegnata una scala con cinque gradini. La scala in simbologia indica la progressione, la trasformazione e l’evoluzione.
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