URBEX - Luoghi da scoprire. Villa Flecchia a Magnano

Visita alla collezione Enrico, patrimonio del FAI

La collezione Enrico si trova a Villa Flecchia, nel paese di Magnano, da dove si può godere di una vista unica sulla Serra Morenica di Ivrea.

L’edificio è stato progettato nel 1955 dall’architetto Piero Enrico per lo zio Domenico Davide Flecchia, donato al FAI nel 2011 e successivamente aperto al pubblico nel 2014.

Le opere esposte al suo interno sono parte della collezione privata degli eredi Flecchia, i Coniugi Piero Enrico e Franca Ferrero.

I dipinti presenti raccontano l’evolversi della cultura figurativa paesaggistica italiana e piemontese tra ’800 e’ 900.

Appena varcata la soglia della porta, ad attendere i visitatori, una tela del maestro Lorenzo Delleani. Molti dei pittori presenti in collezioni sono a lui legati in quanto allievi dell’accademia delle belle arti di Torino.

Delleani si formò all’Accademia Albertina sotto la sapiente guida dei maestri Cesare Gamba e Carlo Arienti.

Il suo stile iniziale era il romantico. Le sue prime raffigurazioni rappresentano soggetti storici ma progressivamente, il suo stile cambierà portando l’attenzione allo studio del paesaggio.

Tale cambiamento lo portò a dedicarsi esclusivamente alla pittura en Plein air. Tra i soggetti preferiti del maestro spiccano le vedute piemontesi.

Durante il percorso troviamo diversi dipinti di Antonio Fontanesi, pittore nativo di Reggio Emilia dove inizia a frequentare la scuola comunale delle belle arti. Nel 1847 decide di trasferirsi a Torino e partecipare come sottotenente alla prima guerra d’indipendenza, ma la crudezza di quella vita lo porta a ritirarsi in Svizzera dove entra in contatto con Alexandre Calame che lo indirizza alla pittura del paesaggio. I giochi di luce di tutti i suoi dipinti rispecchiano il suo animo malinconico.

Altro nome di spicco è Pietro Maria Alberto Pasini, affidato sin da giovane età allo zio Antonio Pasini, frequentò l’accademia delle belle arti di Parma scegliendo la sezione “paesaggio”. Il suo nome divenne famoso dopo aver preso parte, come disegnatore, ad una missione diplomatica del governo francese che gli permise di visitare la Persia, la Turchia, la Siria, l’Arabia e l’Egitto, realizzando studi che lo portarono alla realizzazione di dipinti in stile esotico.

Molte le onorificenze ottenute: a Parigi gli venne conferita la medaglia d’onore per la pittura, Napoleone III, nel 1878, lo decorò della Legion d’Onore e in seguito, il re d’Italia all’ordine dei SS Maurizio e Lazzaro.

In collezione non potevano mancare opere di Matteo Olivero, pittore e scultore tra i maggiori esponenti del divisionismo. La sua vita non fu semplice. Alla morte del padre si trasferisce con l’adorata madre a Cuneo dove inizia a frequentare la Regia Scuola Tecnica Sebastiano Grandi dove emerge sin da subito il suo talento per il disegno. Sostenuto dalla madre che crede nelle sue doti artistiche, si trasferiscono a Torino ed inizia a frequentare l’accademia Albertina delle belle arti. Tra i suoi maestri troviamo Gaidano, Grosso e Bistolfi che lo avvicina anche alla tecnica scultorea.

Nel 1930, con la morte della madre alla quale era legatissimo, Olivero cade in depressione chiudendosi in sé stesso fino all’estremo gesto datato 1932: dopo aver scavalcato l’abbiano del suo studio, si lancerà nel vuoto morendo.

Altri nomi di valore che compongono la collezione sono pittori allievi del Delleani: Reycend, Tavarnier e Mus, tutti paesaggisti provenienti dall’Accademia Albertina e delle belle arti di Torino.

Le opere esposte a Villa Flecchia sono circa 60 e sono visionabili previa prenotazione durante le visite dedicate nelle giornate d’autunno e di primavera del Fai.

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