Rsa in crisi: «Aumenteremo le rette di 600 euro, altrimenti alcune strutture chiuderanno»

I vertici delle case di riposo hanno scritto una lettera a tutti i sindaci del Biellese

È un grido d’allarme che risuona fortissimo, quello lanciato dalle Rsa biellesi. Si alza dall’Oasi di Chiavazza, dove alcuni giorni fa è stata organizzata una conferenza stampa per fare il punto su una situazione non più sostenibile. Tra aumenti dei costi energetici, riduzione del personale infermieristico e sanitario, i soli 600 posti occupati in regime convenzionale quando il potenziale è di 1.600, le Rsa confermano quanto già avevano annunciato in un documento a fine maggio, ovvero di essere «allo stremo delle forze» e di essere costrette «a incrementare in modo corposo nel prossimo futuro le rette, passando da una media di 2.500 euro a 3.100 al mese», dunque con una crescita di 600 euro in più, pena la chiusura di alcune strutture. Decisioni drastiche che trovano riscontro in una lettera che i vertici delle Rsa biellesi hanno spedito al presidente del consorzio Iris Marco Romano e alla direttrice generale Patrizia Marcacci, al presidente del Cissabo Stefano Ceffa e al direttore generale Gabriele Biscaro e a tutti i sindaci dei comuni biellesi. Si legge nella lettera: «Le Rsa biellesi, che sottoscrivono questa lettera, proseguono l’informazione avviata alla sanità pubblica e ai propri utenti residenti dello scorso maggio e sentono il dovere di informare la pubblica amministrazione sui problemi del settore, che non sono procrastinabili e che avranno un impatto sulle persone assistite e sulle famiglie». La lettera tocca diversi temi.

Popolazione anziana

Il primo capitolo riguarda l’aumento continuo e inesorabile dell’età media sul territorio. «In Italia la popolazione anziana è in aumento e la provincia di Biella è la provincia più vecchia del Piemonte. Ovviamente se vecchiaia non è sinonimo di malattia certamente il tema della non autosufficienza è il momento più complesso e che riguarda più fortemente utenti e famiglie, coinvolgendoli sia sul piano assistenziale ed economico. Assistiamo a un capitolo di spesa erogato dalla Regione Piemonte all’Asl Biella a favore dei posti letto in convenzione che è passato dagli 11.278.555 milioni di euro del 2010 pari a 695 quote sanitarie ai 7.450.354 del 2022 pari a 616 quote sanitarie. La non autosufficienza aumenta parimenti all’aumento della popolazione anziana (nel Biellese su più di 50mila over 65, gli over 80 nel 2022 sono 17.364), ma i finanziamenti della Sanità Pubblica diminuiscono nettamente, come l’integrazione delle rette residenziali calata nel 2021 e 2022 del 76%. In questo modo ne fanno le spese anziani e famiglie».

Personale calante

Altro tema delicato è la costante erosione numerica di personale infermieristico e sanitario. Si legge: «Abbiamo superato la pandemia con non poche difficoltà assistendo a una “migrazione” del personale delle Rsa verso le strutture ospedaliere. Da due anni abbiamo sempre maggiore difficoltà nel reclutamento di infermieri e operatori socio-sanitari e spesso, poco tempo dopo averli formati, vengono assorbiti dalle aziende sanitarie locali con concorsi massivi. I dati regionali più recenti parlano di numeri insufficienti a garantire il fabbisogno delle Rsa e la scarsa partecipazione ai corsi di formazione. Spesso le strutture non riescono a sopperire alle assenze per malattia e alle ferie del personale».

Asl Biella e convenzioni

Viene poi toccata la questione dell’Asl e delle convenzioni: «Premesso quanto precisato nel precedente capitolo relativo alla situazione degli anziani nel Biellese va inoltre ricordato che le Rsa del Biellese, per una scelta operata prima del 2005, stante il congruo numero di utenti allora ricoverati in regime convenzionale, avevano congiuntamente optato per una retta “privata” sostenibile, rispetto a quella ben più alta prevista dalla Regione. Con economie di scala quindi, i maggiori introiti delle quote convenzionate, compensavano i mancati introiti delle quote private. Successive normative regionali però, per ridurre le liste d’attesa, anziché aumentare i posti in convenzione (e quindi i finanziamenti appositamente destinati) hanno modificato i requisiti d’accesso alla convenzione, sostanzialmente riducendo gli aventi diritto e azzerando le liste d’attesa. Da anni, anche con l’appoggio delle associazioni sindacali del territorio, si richiede un aumento del numero delle convenzioni all’Asl di Biella, situazione che faciliterebbe il pagamento della quota alberghiera/assistenziale spettante alla famiglia e, al contempo, garantirebbe la sostenibilità delle Rsa. Purtroppo la nostra richiesta è stata finora disattesa e non abbiamo conoscenza di piani o programmi che ci lascino sperare in un miglioramento».

Costi di gestione

L’ultimo punto della lettera riguarda i costi di gestione. E si evidenzia: «Dopo la pandemia, abbiamo dovuto far fronte ai gravosi aumenti dei costi energetici (luce e gas), non ultimo l’inflazione, che negli ultimi due anni ha fatto aumentare i costi legati alla gestione delle strutture, dei servizi, delle materie prime. Negli ultimi mesi la revisione dei contratti collettivi nazionali di lavoro applicati, che peraltro ci trova pienamente d’accordo perché valorizza, motiva e fidelizza il nostro personale, ha visto un aumento dei costi legati al personale del 12.5%. Ricordiamo che i costi del personale rappresentano il 70% dei costi complessivi di una Rsa. Fino ad oggi, abbiamo tenuto fede alla politica del contenimento della tariffa applicabile agli utenti residenti in regime privato al di sotto delle tariffe definite dalla Regione. Abbiamo altresì cercato, in maniera collegiale, di avere dalla Regione un minimo riconoscimento dei maggiori costi sostenuti. Diamo atto della bontà dell’incremento per i soli utenti convenzionati ottenuto nel 2022 e il recente riconoscimento della Regione del 3,5% sulla sola quota sanitaria per l’anno corrente che però non modificano di fatto la situazione poiché nel Biellese vi sono 1.600 posti letto accreditati e solo 600 sono occupati in regime convenzionale, a fronte della piena occupazione di tutti i restanti posti da persone nelle medesime condizioni socio-sanitarie ma costretti ad accettare il regime privato e perciò con una retta non adeguata ai costi effettivi. Il tutto pur con un esborso elevato per utenti e famiglie».

Una serie di campanelli di allarme, che portano le Rsa a una decisione inevitabile: «Molte delle nostre Rsa saranno costrette, in futuro, a incrementare le rette applicate agli utenti in regime privato alle tariffe regionali. Se non si optasse per questa scelta si rischierebbe a medio termine la chiusura di alcune strutture, con una evidente ricaduta sul territorio dei servizi agli anziani non autosufficienti». La lettera si conclude con un appello totale al territorio: «Crediamo che la condivisione e la consapevolezza siano il punto di partenza per un’azione comune. Fino ad oggi grazie alla disponibilità della direzione distrettuale dell’Asl Biella abbiamo ottenuto il ripristino di incontri tecnici, ma non siamo riusciti a ottenere un confronto con i vertici della Asl di tipo programmatico e di coprogettazione. Per questo ci rivolgiamo a sindaci e amministratori credendo ci si debba concepire come attori dello stesso settore con ospiti e famigliari e non come clienti o fornitori, poiché è solo un’azione “politica” comune che ci farà affrontare il tema in modo efficace ed efficiente».

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