
( foto s. osti)
La croce. Restaurata è la stessa che accompagnò la Madonna d’Oropa nella Peregrinatio Mariae nel 1949
Andrea Formagnana
«Le indicazioni del rito di apertura dell’Anno Santo, suggerivano di incentrare l’attenzione su un crocifisso che avesse rilevanza anche per storicità o memorie pastorali», a parlare è don Massimo Minola, liturgista della Diocesi. «La scelta è caduta su una croce, che fu protagonista della Peregrinatio Mariae del 1949. Giunse in tutte le parrocchie della Diocesi di Biella e fu portata da giovani, associazioni, Confraternite», spiega il sacerdote. La croce resterà esposta in Cattedrale, a fianco dell’altare maggiore, per tutto l’Anno Santo «La sua collocazione in Cattedrale insieme al prioritario significato liturgico, racconta anche la storia della nostra gente, della fede e della devozione di generazioni cristiane biellesi». Conclude don Minola: «E, trascorso il Giubileo 2025, saprà trasmetterà il nostro cammino giubilare, di conversione, di perdono divino, di misericordia accolta da Dio e donata agli altri, alle future generazioni». Del resto la Fede è proprio un trasferimento di generazione in generazione di valori e tradizioni. In quella processione orante, simbolo di popolo pellegrino, che ha unito la chiesa di San Filippo alla Cattedrale, era percepibile la presenza, accanto ai biellesi che vivono l’oggi dell’anno 2024/5, quella di tutte le generazioni che li hanno preceduti. Ecco allora il senso della liturgia in latino, nel fare memoria di chi ci ha preceduti e ci ha trasmesso la Fede. Siamo davvero un anello di una catena ininterrotta che cresce da oltre 20 secoli ma che resta fortemente ancorata a Betlemme di Giudea dove è nato il Salvatore.
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