Un popolo in festa con il suo Vescovo
inizia il cammino giubilare
La forza della Fede Tantissimi biellesi, provenienti da tutte le parrocchie, hanno gremito San Filippo e il Duomo
Forse è dall’Incoronazione della Madonna d’Oropa nell’agosto del 2021, o ancora più indietro, dal pellegrinaggio della Madonna in città, quando la sua sacra effigie lasciò il Sacello per aprire il Duomo restaurato e restituito alla comunità, nel 2013, che non si assisteva a un’evento di popolo come quello di domenica.
Questo Giubileo ordinario - nel 2015 il Papa ne aveva indetto uno straordinario - è quello della Speranza. E in mondo in guerra, in un mondo prostrato ancora dal ricordo della pandemia, dove crescono le disparità tra chi ha tutto e chi non ha nulla, dove vengono meno i punti di riferimento, ecco, di Speranza si ha davvero bisogno.
E alla chiamata del Papa, che nella notte di Natale ha aperto la prima Porta Santa, quella di San Pietro, e nel giorno di Santo Stefano, primo martire e patrono della nostra città, ha aperto la seconda (la terza è stata aperta domenica a San Giovanni in Laterano), compiendo un atto rivoluzionario come di tanti ne fu autore Cristo, nel carcere di Rebibbia, ha risposto il popolo cristiano di Biella e della diocesi tutta.
Attorno al vescovo Roberto, nella chiesa di San Filippo, elevata a chiesa giubilare dallo stesso presule, si sono riuniti tutti i sacerdoti, tutti i diaconi e tantissimi fedeli provenienti dalle svariate parrocchie. La grande chiesa di San Filippo non è stata in grado di contenere tutto quel popolo e in molti hanno dovuto sostare in strada. Dalla porta spalancata sulla strada le note festose di “Chiesa di Dio, popolo in festa, Canta di gioia il Signore è con te” si sono diffuse riempiendo la città. Dopo la lettura di alcuni stralci della Bolla di indizione del Giubileo si è avviata la processione. Essa stessa simbolo di un popolo pellegrino. Le litanie dei Santi, la richiesta di intercedere Dio per le nostre intenzioni, hanno accompagnato i fedeli nel tragitto fino alla Cattedrale, la Chiesa Madre per noi Biellesi.
Il contrasto evidente - da un lato la processione, il popolo orante e dall’altro l’indifferenza di chi era seduto sulle panchine di piazza Duomo in un pomeriggio insolitamente caldo per essere il 29 dicembre e le musiche provenienti dalla pista di pattinaggio posta accanto al Battistero - non intimorisce chi ha quell’àncora sicura in Cristo. No, i cristiani sono il “sale della terra”, sono quella che, felice intuizione di un papa veggente e premonitore dei tempi come fu, Benedetto XVI ebbe a definire “minoranza creativa”. A richiamarci al tema di una chiesa che sta diventando minoranza nella società è lo stesso Vescovo nella suo omelia. «Le comunità cristiane sono chiamate a non abbattersi, anche di fronte al calo della partecipazione alla vita cristiana e all’abbandono della fede, ma a riscoprire il desiderio di rinnovarsi, perché la fede in Cristo è più forte di ogni difficoltà».
In una Cattedrale piena, cuore pulsante della cristianità biellese, dopo il rito della benedizione dell’acqua e l’aspersione dei fedeli, il Vescovo ha celebrato Messa. La liturgia, con la giusta solennità del latino e del canto gregoriano, la potenza dell’organo e le voci del coro dei presbiteri fuse in una sola nel momento più alto, quello della Consacrazione, ha ancor più aiutato a dar forza al messaggio di Speranza che ci viene dall Giubileo.
Ancora una volta le navate della bella Cattedrale hanno sentito risuonare il “Credo in unum Deum Patrem omnipotentem/ Credo in unum Deum Factorem cæli et terræ” formula nata 1700 anni fa nel Concilio di Nicea. È nel “Credo” che viene affermata la verità più profonda e fondante della nostra fede: quell’unico Dio, uno e trino, quel Figlio fatto della stessa sostanza del Padre e incarnatosi nel Seno della Vergine Maria.
«La Porta Santa, aperta da Papa Francesco, ci invita a entrare nel cuore di Dio, confidando nel perdono e nella pace che solo Lui può darci. Questo Anno Santo è un tempo di rinnovamento, che ci spinge a camminare con fiducia nella speranza, rinnovando la nostra fede in Cristo, Salvatore del mondo», così il Vescovo nell’omelia.
«La speranza cristiana illumina la nostra vita e ci sprona a cercare la felicità non nelle mode effimere, ma in una relazione autentica con Dio», ancora il presule che poi, rivolgendosi ai giovani - presente una massiccia delegazione di scout - ha additato loro i modelli di vita dei beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, presto santi.
«Ai giovani dico: siate testimoni di questa speranza, come lo furono Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, la cui vita è un esempio di dedizione e fede, e alla cui prossima canonizzazione parteciperemo con gioia».
Ma il Vescovo ha parole anche per chi non è più giovane e di anni santi ne ha già vissuti:«A voi anziani, che forse vi sentite sfiduciati, la speranza cristiana offre conforto e rinascita. Ogni giorno è un dono, e Dio non ci abbandona mai, anche nei momenti di solitudine. La vostra saggezza e il vostro amore sono una ricchezza per tutta la comunità, aiutandoci a costruire un mondo migliore».
Al termine della cerimonia i canti della tradizione del Natale, Astro del Ciel e Venite Adoremus, riempiono ancora i cuori di quella gioia pura, quasi fanciullesca, del miracolo che la fede in Cristo ogni giorno rinnova.
Il deflusso dei fedeli è lento, quasi non si voglia lasciare quella casa comune eretta dalla fede dei nostri padri, dei nostri avi e resa viva dai cuori dei presenti. Il Vescovo fa sue la parole del Papa: “La Porta è aperta, è spalancata! Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici”.
Il cammino giubilare del popolo di Dio di questa Chiesa particolare che è in Biella è cominciato. Il popolo è in cammino con il suo Vescovo, il suo pastore. Saranno tanti gli eventi e le iniziative proposte dalla Diocesi, dalla parrocchie, dalle associazioni in questo anno di Grazia. Chi potrà andrà pellegrino a Roma, ma nel Biellese non mancheranno occasioni di rigenerarsi nell’Acqua viva che è Cristo facendo visita alle chiese giubilari istituite dal nostro Vescovo: il Duomo, San Filippo e San Sebastiano a Biella, I santuari delle nostre belle Alpi e una chiesa scelta in ogni zona pastorale.
La preghiera è conforto
«Ogni persona è preziosa ai suoi occhi»
«Il Giubileo della Speranza si rivolge a quanti si sentono sfiduciati e vivono momenti di oscurità e sofferenza. La Parola di Gesù ci ricorda che ogni persona è preziosa agli occhi di Dio. La fede in Cristo ci dà la certezza che, anche nelle difficoltà più profonde, non siamo mai soli. La speranza che deriva dalla fiducia in Dio può aiutarci a trovare una via d’uscita dalla disperazione e a guarire dalle nostre ferite. Nella comunità cristiana, il sostegno reciproco e la preghiera sono strumenti potenti per combattere la solitudine e prevenire gesti estremi, come il suicidio, che troppo spesso ci ha portato via, quasi nel silenzio, persone care. La nostra terra risorga da questo mal di vivere».
La gioia è il sentimento che accomuna tutti
È la gioia, la parola in cui ha radice il “giubileo”, il sentimento che ha accomunato i partecipanti alla solenne celebrazione diocesana. La prima ad esprimerla è Roberta Spola, subito dopo aver ricevuto il “mandato” con gli altri medici biellesi di portare l’effigie della Madonna d’Oropa nei luoghi di sofferenza: «Ho la gioia di esser qua e di affidare quest’anno a Maria e Gesù, provo commozione nel pensare di portare la Madonnina come segno di speranza ai nostri malati». Anche Giovanni Ceroni, coordinatore del gruppo di Adorazione eucaristica perpetua, dice: « Per me è stata una grandissima gioia partecipare a questo grande evento, forse il più importante dopo l’Incoronazione, con tanto popolo di Dio insieme, uniti attorno al vescovo a fare Chiesa». Alessandra Alberto della parrocchia di Santo Stefano spiega: «Per me oggi è continuare a vivere la grande gioia annunciata a Natale perché a tutti è data la possibilità di sentirsi amati, nessuno escluso». Madre Maria Luisa Liburno, la suora delle “Flammae Cordis” con velo bianco e tunica in rosso, si sofferma sulla parola “cuore”: «La grazia del Giubileo è scoprire la potenza della fede: non siamo noi che facciamo qualcosa, ma è il cuore di Dio che ci ama e ci perdona sempre, ci alimenta con il suo Amore. Per me è anche la gioia di essere qui in famiglia dove sono le mie radici biellesi e la Madonna di Oropa a cui rimango legata anche quando sto a Roma». Massimo Negro di San Paolo, conclude: «È stata una bella esperienza, anche vedendo gli oltre 50 sacerdoti, i vari diaconi, le tante suore di tutti i colori, ma soprattutto la tanta gente di tutte le età presente che dava valore alla celebrazione: era importante esserci ».
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