
Fa litigare la mozione sulla Palestina della scuola
Approvata e pubblicata dall’istituto comprensivo Biella 2. Protestano Chiorino e Caldesi. Replicano Pd e sindacato

È arrivata in tutte le scuole d’Italia la proposta di mozione del sindacato Usb che ha chiesto ai collegi docenti di prendere posizione contro quello che accade a Gaza e in Palestina. Ma solo a Biella ha fatto rumore, dopo che sul sito web e sui canali social dell’istituto comprensivo Biella 2, quello con sede centrale a Chiavazza, è stata pubblicata, dopo l’approvazione del corpo insegnante, con una breve premessa: «Perché la scuola non può restare in silenzio». La mozione chiede il cessate il fuoco e la riapertura dei corridoi umanitari e, all’Italia, di cessare la collaborazione e la vendita di armi a Israele e di interrompere «ogni collaborazione della scuola con l’industria bellica o con strutture militari, una misura indispensabile a riconoscere l’estraneità dei percorsi educativi e formativi a logiche di militarizzazione, affinché la scuola non diventi terreno fertile per la propaganda militare».
Non fa menzione, il testo, di interventi in aula tra i ragazzi. Ma è bastato a scatenare le reazioni politiche. La prima è arrivata dalla vicepresidente della Regione Elena Chiorino che bolla l’iniziativa come «semplicemente inaccettabile». «La scuola» dice l’esponente biellese di Fratelli d’Italia «è un luogo sacro di formazione, non un’arena ideologica. Portare le proprie bandiere dentro le aule è un tradimento del mandato educativo. Bambini e ragazzi hanno diritto di crescere liberi senza essere condizionati da visioni di parte». Da Biella è intervenuta altrettanto duramente l’assessora all’Istruzione Livia Caldesi: «Si tratta di una strategia ben chiara della sinistra nostrana che, presa coscienza del seguito sempre più modesto e della propria incapacità di elaborare un solido progetto alternativo, cerca di portare lo scontro politico ovunque e ad ogni livello. Oggi lo fa con un sindacato che, come ogni sindacato di sinistra, non si occupa ormai più da anni dei lavoratori e può quindi essere tranquillamente usato come cavallo di Troia per fare entrare nella scuola argomenti che dovrebbero essere risparmiati ai bambini». La controreplica del tavolo scuola del Partito Democratico: «Crediamo che la scuola sia luogo di confronto e dialogo, non di censura o di ignoranza rispetto a ciò che accade nel mondo. In questi giorni si sta consumando l’ennesimo capitolo di una carneficina. I nostri ragazzi lo sanno, lo leggono, ne parlano, e in molti casi hanno paura. E noi cosa dovremmo fare? Far finta di niente? Mostrare loro che non ci importa?». E poi ancora.: «Questo tentativo di mettere a tacere chi esprime un pensiero differente rasenta l’intimidazione istituzionale». È tornato a prendere la parola anche il sindacato, che ha espresso solidarietà al preside Paolo Sisto, che sta sostituendo la titolare Lucia Azzolina in maternità: «Il dirigente scolastico ha compiuto un atto che riteniamo corretto, portando a conoscenza l’intera comunità scolastica della posizione del collegio, per sensibilizzare anche le famiglie su un argomento che oggi non può essere taciuto o ignorato».
La mozione, presentata dieci giorni fa in tutta Italia, compare su numerosissimi siti web di istituti comprensivi e scuole superiori. Solo in Lazio una nota dell’Ufficio scolastico regionale aveva cercato di impedirne la discussione nei collegi docenti perché fuori tema, una decisione contestata dal sindacato. A maggio passò senza polemiche una mozione simile, ma nata su iniziativa del corpo insegnante, dell’istituto comprensivo Sauro Errico Pascoli di Napoli.
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