Scuola e lavoro, sette maturanti impegnati al centro sportivo In Sport Massimo Rivetti di Biella

Scuola-sport, scuola-lavoro. Due binomi che, nella cultura e nel sistema scolastico italiano, non sempre sono ben accetti.

Istituti professionali a parte, dove l’inserimento lavorativo è parte integrante del programma didattico, lo studente che pratica sport o che, studiando, intraprende già un’attività lavorativa, non sempre è visto di buon occhio.

Eppure la formazione non passa solo dai libri: per crescere in modo completo, i giovani hanno bisogno di esperienze che vadano oltre le aule scolastiche. In questo percorso, sport e lavoro giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo personale e professionale.

Lo sport, in particolare, insegna valori essenziali come la disciplina, il rispetto delle regole, la collaborazione e la gestione dello stress. Attraverso l’attività fisica, gli studenti imparano a conoscere i propri limiti e a superarli, sviluppando autostima e senso di responsabilità. Lo sport, inoltre, favorisce la salute fisica e mentale, contribuendo a un equilibrio che migliora anche il rendimento scolastico.

Il lavoro, inteso sia come esperienze occasionali sia come tirocini o progetti scolastici, rappresenta un ponte tra scuola e vita reale. Lavorare, anche solo per brevi periodi, permette agli studenti di acquisire competenze pratiche, imparare a gestire il tempo, confrontarsi con il mondo degli adulti e comprendere il valore dell’impegno. Inoltre, queste esperienze aiutano a chiarire le proprie aspirazioni e a sviluppare un senso di responsabilità verso il futuro.

Abbiamo parlato di questi aspetti con un gruppo di studenti biellesi che, durante il loro percorso scolastico, hanno praticato sport e oggi, a pochi giorni della maturità, occupano parte del loro tempo in un’attività lavorativa.

Si parla spesso, e a volte fuori luogo, di giovani generazioni con poca voglia di intraprendenza.

Un’attitudine che certo non trova spazio nella vita di Lavinia Zanolini, 5 D al Liceo G. Q. Sella indirizzo linguistico, Giulia Vittorini, 5 F Liceo Scientifico indirizzo scienze applicate all’ITIS Quintino Sella, Martina Gallo, 5 F Liceo Scientifico indirizzo scienze applicate all’ITIS Quintino Sella, Virginia Siciliano, 5 C al Liceo Avogadro, indirizzo scienze umane, Sara Multari, 5 F IIS Gae Aulenti, indirizzo Enogastronomia e Cucina, Marta Angelino, 5 A Liceo Scientifico Avogadro e Luca Castiglioni, 5 C Liceo Scientifico Avogadro.

I sette teenager biellesi lavorano tutti al centro sportivo In Sport Massimo Rivetti di Biella.

Parlando con loro di come un’attività sportiva agonistica si può conciliare con lo studio, il pensiero è comune: «Se non avessi fatto sport e lavorato, probabilmente avrei trascorso più ore sui libri» spiega Virginia, ex nuotatrice, che dopo la maturità proverà l’avventura nella facoltà di moda e cultura d’impresa. «Ma avere un impegno fisso mi ha aiutata a vivere con meno ansia e preoccupazione interrogazioni e verifiche, dando il giusto spazio allo studio».

Luca Castiglioni, calciatore nella rosa juniores della biellese, che tenterà invece l’avventura nella facoltà di fisioterapia, parla di un concetto condiviso dal gruppo: «Siamo convinti che un esame finale sia giusto, ma altrettanto certi che venga dato troppo peso alla maturità in termini di punteggio, a discapito del percorso fatto nei cinque anni di scuola superiore. Per un motivo o per l’altro può capitare di "sbagliare" qualcosa alla maturità. Se succede, con il sistema attuale, si rischia di vanificare quanto di buono fatto lungo il percorso».

Giulia ha scelto giurisprudenza e la città di Trento per proseguire il suo percorso di studi, mentre per Martina si apriranno le porte della facoltà di chimica a Pavia. Per entrambe, ex compagne di squadra nel team di nuoto In Sport Rane Rosse Biella, la maturità rappresenta un passaggio importante, che genera un mix di sensazioni: «Siamo felici di finire un percorso iniziato cinque anni fa, ma al tempo stesso consapevoli che, da settembre, usciremo definitivamente dalla "comfort zone" nella quale abbiamo vissuto finora. Entrare in università sarà il primo vero grande passo verso il mondo adulto. Uno step che ci incuriosisce e al tempo stesso un po’ ci spaventa, per via delle tante incognite che troveremo sul nostro cammino».

Facoltà di giurisprudenza scelta anche da Marta, che parla invece di un altro aspetto condiviso dai compagni: «Purtroppo nella scuola non sempre chi fa sport o lavora è ben visto. Noi studenti non chiediamo favori né sconti. Ci basterebbe che lo sport o un’attività lavorativa venissero visti non come una distrazione dallo studio, ma come parte integrante della nostra crescita e formazione».

Sogna di diventare una pasticciera invece Sara, ex atleta della squadra di nuoto sincronizzato In Sport Biella. «Terminata l’esperienza all’istituto alberghiero, cercherò lavoro in qualche pasticceria. È un sogno che ho fin da bambina e che proverò a realizzare con tutte le mie forze».

Chi crede più di tutti nella bontà delle esperienze lavorative come step di crescita è Lavinia, l’unica del gruppo che, per ora, non ha nei programmi l’università: «Partirò per l’Australia, dove mi attendono tre mesi di lavoro in una "Farm", che mi serviranno per avere il visto e potermi poi fermare lì più a lungo. Non ho ancora un’idea precisa sul lavoro che farò, di sicuro voglio godermi l’esperienza e migliorare l’inglese, al momento il mio punto debole che, purtroppo, dovrò affrontare alla maturità».

La chiacchierata con i sette ragazzi fa emergere una certezza: sport e lavoro non sono attività secondarie, ma strumenti essenziali per aiutare gli studenti a diventare adulti consapevoli, equilibrati e preparati. Ecco perché investire su questi aspetti significa investire su una società più forte e competente.

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