Intervista a Gianmarco Bertetti dopo l’accordo con Cremona in A2

La guardia si racconta svelando ambizioni e progetti

Gianmarco Bertetti è sempre andato oltre i suoi limiti. Quando gli dicevano che era troppo piccolo per giocare a basket lui ha continuato a lavorare arrivando a esordire in A2 con la maglia di Pallacanestro Biella. Quando molti pensavano che fisicamente non avrebbe potuto scendere in campo con continuità lui ha risposto diventando una guardia solida e affidabile, tra i migliori prospetti del campionato semiprofessionistico nazionale. Perché a basket la fisicità è un lato importante, ma senza talento e sfrontatezza non si va da nessuna parte e in queste due caratteristiche esistono pochi giocatori che possono tenere il passo di Gianmarco Bertetti.

Gianmarco, è appena terminata la sua esperienza a Vigevano. Un passaggio importante per la sua carriera...

Quando sono arrivato a Vigevano ho sentito dire che era una piazza passionale e per questo incline alle critiche quando le cose non vanno bene. I primi mesi sono stati difficili, eravamo un gruppo giovane che è cresciuto entrando nella mentalità di lottare su ogni pallone e questo è piaciuto ai tifosi. Avere un coach come Pansa mi ha aiutato, dal punto di vista umano e tecnico è stata un’esperienza meravigliosa. Sarei rimasto molto volentieri, ma la società ha deciso di prendere altre strade. Succede nel basket.

Con i suoi 22 anni (ne compirà 23 il 21 novembre) può già essere considerato un giocatore di esperienza in A2?

Non mi reputo un veterano, mi sento un giovane che conosce bene questo campionato. Negli ultimi tre anni sono cresciuto prendendo spunto da ogni ragazzo con cui ho condiviso lo spogliatoio: aver avuto come compagni di squadra giocatori come Alessandro Gentile è stato fondamentale per crescere. Il livello qualitativo della Serie A2 2024-2025 sembra essere aumentato rispetto alla passata stagione... Sarà un campionato di alto livello, probabilmente uno dei migliori degli ultimi vent’anni. Ci sono tante squadre che hanno reali ambizioni di salire in A1 e con la diminuzione delle squadre anche la lotta salvezza sarà più difficile.

Da pochi giorni è ufficiale il suo approdo alla Juvi Cremona dove dividerà lo spogliatoio con tanti ex compagni biellesi. Cosa si aspetta da questa esperienza?

Sarà bellissimo ritrovare veri amici prima che compagni di squadra. Con Simone Barbante e Alessandro Morgillo ho condiviso stagioni molto belle a Biella, con Federico Massone mi lega un rapporto fraterno. Mio padre e il mio procuratore mi hanno parlato molto bene di coach Bechi e il fatto di poter lavorare con lui ha influito sulla mia scelta. Lo ricordo a Biella quando ero bambino e seguivo la squadra da tifoso.

Ha toccato il tasto rossoblù: se le dico Pallacanestro Biella qual è il suo primo pensiero?

Ho subito due immagini che mi vengono in mente: la prima è una mia foto da bambino con addosso una maglia enorme di Biella e poi l’ultima stagione in rossoblù. Solamente chi l’ha vissuta da dentro può capire che emozioni ci ha regalato, è stato un trampolino di lancio per tutti i giocatori e un’esperienza indimenticabile.

Il momento attuale del basket biellese è decisamente complicato: a suo modo di vedere cosa serve per uscirne?

Ci vuole pazienza e tempo. Sono stato a Biella di recente e ho partecipato alla festa di fine stagione del Biella Next. Conosco bene Luca Murta, a mio avviso ci sono le basi giuste per mantenere la straordinaria passione di questa città per il basket e migliorare il lavoro nel settore giovanile. Piano piano Biella ne verrà fuori, basta pensare che dieci anni fa Vigevano era in Serie D e un mese fa c’erano 4000 persone a sostenerci per i playoff. Dopo il Covid sta tornando la voglia di andare al palazzetto e chi vuole investire nel basket non può non pensare a una piazza storica come Biella.

Tra poco inizierà il preolimpico per la nostra nazionale che tra le sue fila potrà contare sul suo ex compagno Giordano Bortolani: come vede il percorso degli Azzurri?

Sento spesso Giordano, sono davvero felice per lui. È un ragazzo giovane che sta maturando e può rappresentare il futuro della nostra nazionale. Ha la giusta durezza mentale per farsi trovare pronto nei momenti in cui verrà chiamato in causa. Dal punto di vista della squadra siamo un team che può essere una sorpresa come una delusione assoluta. Sono fiducioso perché penso che coach Pozzecco sia l’uomo giusto per guidare questo gruppo, in più è tornato Gallinari. Peccato per l’assenza di Fontecchio, ma sono convinto che potremo toglierci le nostre soddisfazioni.

Dove si vede tra cinque anni?

Non saprei, punto a fare un passo in avanti anno dopo anno. Il mio sogno sarebbe quello di avere la possibilità di confrontarmi con il massimo campionato, ma prima vorrei far parte di una squadra che punta a vincere in Serie A2.

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