Gigi Buffon a Biella: un successo assoluto

Serata emozionante al Forum per oltre 3000 persone: il portiere della nazionale si è raccontato a cuore aperto. Ospiti in video Paolo Maldini, Luciano Spalletti e Andrea Barzagli

«Gigi Buffon è uno di noi - ha raccontato Alessandro Alciato - con una piccola differenza: lui è Superman». Così, davanti a oltre 3.000 spettatori accorsi al Biella Forum per assistere all’ennesimo successo del format “Campioni sotto le stelle”, il giornalista biellese ha iniziato a presentare, caso mai ce ne fosse stato bisogno, uno tra i migliori portieri della storia del calcio.

«L’affetto della gente è il più grande regalo che posso ricevere – ha esordito l’ex numero 1 di Parma, Juventus, Paris Saint-Germain e della Nazionale azzurra -. A 12 anni ho cambiato ruolo grazie al portiere del Camerun, che mi piaceva molto. Pochi anni dopo esordivo in serie A. Alla fine giocavo solo per la gente: le scelte erano dettate perché in tanti credevano in me: non li potevo deludere e volevo ripagare il bene che ho ricevuto. Il cambio ruolo nasce dal fatto che capii che ogni tanto mi uscivano cose fuori dal comune. Mio padre lo intuì subito, ma da ragazzino mi piaceva segnare. Poi sull’onda emotiva di N‘Kono e seguendo i consigli di papà ho provato. Di sicuro poteva andare peggio».

Buffon arriva da una famiglia di sportivi: «Una polisportiva, ma il DNA non ce lo faremo studiare» ha proseguito l’attuale capo delegazione della nazionale italiana. Ma per il pubblico, già osannante verso il loro “mito” è subito arrivata la prima sorpresa. Il campione nato a Carrara il 28 gennaio 1978 stava infatti ricordando la figura di Paolo Maldini: «un esempio fin dal primo giorno e mi ha sempre colpito la sua umanità. E poi la forza, determinazione, classe fuori e dentro il campo. Ora mi lascia sbigottito che sia fuori dal mondo del calcio» quando in collegamento è comparso proprio l’ex capitano del Milan, che ha così ricordato Gigi: «La nostra amicizia va oltre il rispetto normale tra due calciatori. C’ero nel suo esordio al Tardini contro di noi e Fabio Capello ci disse ‘Ma questo è fortissimo’. Anche nei momenti complicati ha sempre sorriso e forse non prenderci troppo sul serio ogni tanto fa bene».

Due leggende del calcio mondiale si sono così ritrovare fianco a fianco (se pur in collegamento), ottimamente incalzate da Alessandro Alciato, che ha ricordato come per l’occasione sia arrivato in città pure un rappresentante della FIFA: Donato Albanese.

Alciato si è soffermato su tanti punti, compresa la decisione di Buffon di appendere le scarpe al chiodo. «Ho deciso di smettere quando ho sentito stirarsi il polpaccio per la seconda volta in pochi mesi e mi diventava pesante non potermi allenare con continuità. Mi divertivo ancora, ma giocare a singhiozzo non andava bene».

E il suo rapporto con l’Italia? «Con la Nazionale la fine è dovuta al fatto che avevo 40 anni e dietro c’era un portiere così promettente come Donnarumma. Volevo chiudere con il sesto Mondiale, ma le cose sono andate diversamente. Ma capisco che la vita mi ha dato tanto per cui non posso certo lamentarmi. Rappresentare l’Italia è la gioia più grande perché ti dà la possibilità di poter abbracciare tutti ed essere abbracciato da tutti».

Inevitabile un accenno all’attuale Ct azzurro. «Luciano Spalletti? Non lo conoscevo come persona, ma lo apprezzavo come allenatore. Ho scoperto una persona speciale, le cui battaglie sono effettuate esclusivamente per difendere i suoi valori».

La seconda sorpresa della serata è stato un nuovo collegamento con il mister toscano. «Gigi è un poster vivente e ricorda a tutti come la maglia azzurra sia roba per numeri 1 al mondo – ha detto il tecnico vincitore dell’ultimo scudetto con il Napoli -. Averlo lì è la dimostrazione che si può diventare calciatori mitici. Quando è in ritiro ci completa nella visione della squadra. Da avversario preparavi le partite con la consapevolezza che dovevi costruire il doppio delle occasioni e certe volte non riuscivi mai a fargli un gol e solo Donnarumma può arrivare a quei livelli. L’Europeo? Non so se potremo vincerlo, ma Gigi ci potrà dare un plus e solo una figura come la sua ci potrà fornire quella forza mentale e quella spinta necessarie per andare a vincere ogni partita».

Non poteva mancare un accenno alla vittoria Mondiale del 2006: «Ho capito che l’avevamo vinto, una quindicina di giorni dopo. All’inizio lo vedi un traguardo così grande e poi sei così ubriaco di gioia che non trovi quell’attimo di realtà per comprendere quanto fatto. C’è voluto tempo».

La nuova vita di Buffon lo vede ricoprire il ruolo di capo delegazione della Nazionale.«Sto cercando di acquisire altre competenze, sono diventato direttore sportivo e frequento un corso alla Bocconi». Un ruolo in passato occupato da icone del calibro di Gianluca Vialli e Gigi Riva. «Fanno parte di quella schiera di poche persone che mi hanno commosso, facendomi sentire sottomesso».

Inevitabile tornare agli anni bianconeri. «La Juve è stata la mia vita, la consacrazione dal punto di vista sportivo. Un mondo che quando riesci a farti stimare non ti mollerà mai». Così come inevitabile l’accenno alla BBC: Barzagli, Bonucci e Chiellini: «Un trio fantastico». Manco il tempo di finire che sullo schermo è apparso Andrea Barzagli. «Grazie Gigi per averci dato spazio quando invece rosicavi perché non ti inserivano in una eventuale BBBC – ha detto scherzando l’ex difensore della Juve -. Descrivere Gigi non rende quello che è stato per noi e com’è come persona».

Sugli altri sui compagni di difesa Buffon ha aggiunto: «Bonucci è stata la sorpresa più grande, ma aveva una determinazione che ho riscontrato in pochi giocatori. Leo era il geometra del terzetto. Chiellini invece era il ragioniere: studiava tutti i casi che potevano capitare durante la partita. Il più grande esempio da portare ai ragazzi: si può arrivare ovunque con il lavoro e la serietà».

Alciato ha poi chiesto notizie su Ilaria D’Amico, presente anche lei alla serata. «E’ stata una delle fortune della mia vita».

Buffon ha anche raccontato che:«Non aver vinto la Champions mi ha dato sempre lo stimolo per ricominciare. Poi mi è dispiaciuto per i tifosi e i miei compagni. Certo vincerla sarebbe stata la chiusura del cerchio, ma ormai non ci penso più».

Il portiere dei tanti record ha sofferto di depressione.«Mi piace sognare e da bambino guardavo la cartina e pensavo ai posti meravigliosi dove sarei potuto andare. Quando sono stato male avevo smesso di sognare e il mio cervello si era appiattito. Il cuore conta tantissimo perché il tifoso capisce chi gioca con l’anima: chi più ha, più deve dare».

A fine serata, dopo i saluti del consigliere regionale Michele Mosca, grande tifoso juventino, sul palco sono saliti gli artefici di questo ennesimo successo, a cominciare dal vicesindaco e assessore allo Sport della Città di Biella Giacomo Moscarola, affiancato dal consigliere comunale Cristina Zen. «Hai riempito i cuori anche di noi interisti: un grande campione del mondo. Gli oltre tremila appassionati che hanno seguito la serata sono il giusto riconoscimento. Un ringraziamento devo farlo ad Antonio Pusceddu, funzionario del Settore Sport, per tutto quello che ha fatto per preparare al meglio questa serata». In chiusura il sindaco Claudio Corradino ha salutato: «Un pubblico straordinario, degna cornice per una persona vera, che ha detto splendide cose. Biella è onorata di averti avuto con noi».

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