Parole - La saudade di Pelé. O'Rei non c'è più

Non sarà notte da samba. O’Rei non c’è più. E per il Brasile, per il calcio, per tutto e tutti è già saudade. Vera, intensa, forte, che forse mai passerà.
Era nato Edson Arantes do Nascimento, è stato, è Pelé. Semplicemente Pelé. E oggi in fondo, come si conviene ai santi e agli eroi, ai geni e ai miti, non credo poi sia morto. Perché uno così, il Re, non potrà mai morire. Ha solo lasciato il gioco terreno in un’inversione di parole che serve giusto a riportarlo su quel campo, di calcio, che è stato il suo illuminato palcoscenico. Lì si è costruito la carriera e la fama. Con i gol e i trofei. Per la gloria e il mito, su quel campo, ci ha messo tutto quello impossibile agli altri. Spiegare Pelé è spiegare calcio. O meglio, spiegare calcio è spiegare Pelé. Perché tutto quello di strabiliante che si vede su un rettangolo verde lui lo aveva già fatto.
Pelé, in terra o in cielo, sta dove non sta nessuno: è in un universo ideale che va al di là della maglia verde oro numero dieci, dello scioglilingua carioca di sillabe e accenti Didì-Vavà-Pelé, della epica rovesciata del film Fuga per la vittoria.
È al presente, perché il passato per uno così non si userà mai, la più azzeccata unione con un pallone. Perché con quello ha costruito tutto il suo essere: artista nella sua arte. Tecnico, atletico, veloce, sontuoso, talentuoso, intelligente, magico, sublime, superbo, potente, sovrannaturale, perfetto. Pelé ha fatto luccicare gli occhi di tanti. La portata globale del campione, assolutamente riduttivo come termine, poi è smisurata e tutta riconducibile al suo essere da calciatore. Due episodi: in Nigeria fermarono una guerra per vederlo giocare; in Colombia fu espulso durante un match interrotto dalla folla che costrinse l’arbitro alla fuga e O’Rei nuovamente in campo. Icona, tesoro nazionale per il suo Brasile, Pelé è tutto. Nello sport ha un solo eguale: il pugile Muhammad Ali, nel calcio uno solo a insidiarlo: Diego Armando Maradona. Ha vinto tutto, segnato l’impossibile, persino… ai nazisti. Ha ispirato e fatto sognare. Più di un capo di stato, meglio di un potente, oltre un divo. Icona globale e senza tempo. Pelé è, sempre al presente, Pelé. La perfezione. Irriverente, una volta disse di essere più conosciuto di Gesù. Esagerò, come aveva esagerato a fare, cose divine, con il pallone tra i piedi, attraversando con una leggiadria sovrumana le epoche. Con il pallone ballava. Ma oggi non è tempo di samba. Solo saudade per O’Rei.

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