Stesina, il medico biellese dell’Albania che debutta con l’Italia

Esordio davvero speciale all’Europeo per il dottore
della nazionale albanese che vanta lunghe esperienze in Serie A con Torino e Juventus. Le parole del mottalciatese alla vigilia del match in programma con gli azzurri

Esordio che profuma d’emozione anche per un biellese questa sera all’Europeo. Il medico dell’Albania, che da qualche minuti sta giocando con l’Italia, infatti, è Gianluca Stesina. Qualche giorni fa a “il Biellese” ha raccontato le sue sensazioni.

Un po’ di emozione ci sarà, anche per chi abituato a scenari di alto livello. Per il palcoscenico, per la manifestazione, per l’Italia, per tutto. Per Gianluca Stesina, il medico biellese affermatosi nel e con il calcio, Italia-Albania non sarà una partita qualunque. Cinquant’anni compiuti ad aprile, medico (è specializzato in medicina dello sport) della nazionale albanese dai tempi di De Biasi, Stesina, che è di Mottalciata (dove abitano i suoi genitori), ma vive da anni a Torino, dovrà curare prima di tutto le sensazioni speciali.

Dottor Stesina, pronto per il Campionato Europeo?

Siamo pronti, siamo in ritiro da quindici giorni. Siamo stati nel centro federale di Tirana, che è nuovo con due campi e tutta una parte nuova medica e fisioterapica, per un periodo, poi siamo stati in Austria per sette giorni, prima di arrivare in Germania a cinque giorni dal match.

Per il debutto non poteva chiedere di meglio, c’è l’Italia. Come si presenta la sua Albania? E innanzitutto, dal suo punto di vista stanno tutti bene?

È molto bello perché siamo in un girone con tre squadre fortissime. Significa che siamo stati bravi a meritarci la qualificazione. Più giochi con le squadre forti e più vuol dire che sei migliorato. E stanno tutti bene.

Come arrivate a questo Europeo? È un calcio in crescita quello albanese.

Vogliamo continuare a far un buon lavoro. Abbiamo un mister e un preparatore molto bravi e quindi abbiamo lavorato bene e tanto in questi giorni. Naturalmente speriamo di fare bene. Il calcio albanese è in crescita. Il nostro presidente è il vice presidente Uefa. Ha fatto crescere tantissimo il calcio albanese. Le strutture stanno salendo di livello, c’è uno stadio a Tirana molto bello: il calcio è in grande espansione come tutta l’economia del Paese.

Ci racconti della sua esperienza con la nazionale albanese. Ormai sono diversi anni che è il medico della squadra nazionale. Cosa l’ha portata ad arrivare all’Albania dopo le esperienze in Serie A?

Mi chiamò Gianni De Biasi che era stato mio allenatore al Torino, poi ho proseguito con Reja per altri tre anni e ora ho avuto la fortuna di andare avanti con mister Sylvinho che ci ha dato la gioia di qualificarci agli Europei. Siamo cresciuti molto in generale. Al di là della parte calcistica siamo riusciti con la Federazione a fare un master di incontri dove abbiamo insegnato ai fisioterapisti tutta la parte sportiva e di riabilitazione. Sono corsi di aggiornamento e formazione svolti negli ultimi tre anni che danno ulteriore soddisfazione. Cresce il calcio e di conseguenze anche la parte medica che mi riguarda da vicino.

Facciamo un passo indietro. Laurea in medicina a Torino e dal 2006 nello staff medico del Torino. Come è nata la sua carriera nel mondo del calcio professionistico?

Sono entrato nello staff del Torino nel 2006. Sono stato uno dei medici più giovani in Serie B. Poi siamo saliti in A, in tutto ho fatto cinque anni. Una grande esperienza anche perché tifo Toro. Al Torino avevo fatto il settore giovanile, poi con il fallimento della società e una serie di coincidenze avevo cominciato la nuova stagione con la prima squadra. Mister e società avevano apprezzato il mio lavoro e da lì ho proseguito

Poi è arrivata la chiamata della Juventus. Che esperienza è stata?

È stata un’esperienza professionale importante. Un anno con Del Neri e tre con Conte, dove abbiamo vinto tre scudetti. Era un livello molto alto che mi ha permesso di crescere tanto e arrivare al vertice con un allenatore top.

Prima delle esperienze a Torino cos’era il calcio per lei? Come lo viveva?

Il calcio era il divertimento di tutte le domeniche. La passione di andare in campo anche nel periodo dell’università e di arrivare a casa anche per gli allenamenti. Una passione totale. Ho giocato nel ValMos e ne La Cervo. Poi, arrivare a fare della cosa che ti piace di più il tuo lavoro è stato fantastico.

Ha curato i campioni, ha diretto il JMedical, è uno dei professionisti più stimati in campo sportivo. Una carriera fantastica ed è ancora giovane: qual è il segreto? Studio, passione, voglia di arrivare?

Il JMedical in realtà e in pratica è nato da una mia idea con il direttore Marotta e il presidente Agnelli. Ho fatto due anni il direttore sanitario, poi abbiamo un po’ cambiato strada. Il JMedical oggi è una struttura che funziona molto bene, un centro importante. È un orgoglio essere stato il primo direttore della struttura. Il segreto? Ci sono la passione e la voglia di fare il meglio possibile. Poi divertirsi nel lavoro che si fa è una gran cosa. Non nascondo ovviamente che in tutto la fortuna conta. Io ce l’ho avuta nell’andare a lavorare sempre con persone vincenti. Con i vincenti vinci anche tu. Al Toro la promozione dalla B alla A, alla Juve gli scudetti, qui con l’Albania la qualificazione agli Europei da primi del girone. Insomma, non oso lamentarmi.

La domanda è banale, ma quale giocatore l’ha colpita di più dal punto di vista fisico? E tecnico?

È difficile rispondere a questa domanda. Ho avuto la fortuna di avere giocatori di grande livello con professionisti che si sono sempre dimostrati tali. Fare nomi è difficile. Però ho visto ragazzi giovani crescere alla grande e professionisti affermati che lavorano tanto per ottenere risultati, cosa che dall’esterno non sempre si vede. Nomi? No, dai, diciamo solo che qualche visita medica di rilievo l’ho fatta.

Ultima cosa. Il calcio è in continua evoluzione, sono cambiati anche i tipi di infortuni per i calciatori. A farla da padrone sono sempre le lesioni muscolari? Vita dura anche per i preparatori e i dottori?

Quelli muscolari sono gli infortuni che fanno più clamore. In questo caso la vera arma non è solo quello che può fare il dottore, ma il rapporto stesso con fisioterapista, preparatore e mister. Lavorare in un ottimo gruppo permette di avere risultati nella prevenzione e nel recupero. Noi qui abbiamo la fortuna di avere un mister molto bravo che coinvolge tutto lo staff sempre. È un grande valore per la nazionale.

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