In Duomo si è celebrata sabato
la memoria del beato Carlo Acutis

Molte persone hanno partecipato alla preghiera in memoria del giovane che sarà canonizzato nel 2025

Un ragguardevole numero di fedeli, alle ore 7:30 di sabato 12 ottobre, si è dato appuntamento nella Cattedrale di Biella, nella quale il parroco, don Paolo Boffa Sandalina, ha celebrato la santa Messa nella memoria del beato Carlo Acutis.

In Duomo a Biella sono infatti conservate le reliquie del Beato, davanti alle quali, dopo la celebrazione, ha avuto luogo un breve momento di preghiera.

La figura di Carlo Acutis è ormai conosciuta a molti cristiani nel mondo, e continua ancora in questi mesi ha diffondersi il suo culto, soprattutto nei giovani e negli oratori.

Il giovane beato nasce nel 1991 a Londra, dopo qualche mese dalla sua nascita la famiglia torna a Milano, si erano infatti trasferiti in Inghilterra per motivi di lavoro del padre.

La vita di Carlo prosegue nella più assoluta normalità: ama il calcio, la tecnologia, gli animali e frequenta la scuola con un buon rendimento.

In questa sua normalità però dobbiamo aggiungere la sua attenzione verso i poveri, la dedizione con cui non mancava mai alla santa Messa quotidiana, alla recita del santo Rosario, alla Adorazione Eucaristica prima o dopo la celebrazione, alla cura delle relazioni a partire dal domestico Rajesh, fino a suoi compagni di classe, che non sempre lo comprendevano, e spesso doveva subire qualche atto di incomprensione.

Ancora dobbiamo aggiungere la gioia con cui ha affrontato ogni istante della sua breve esistenza, compresa la malattia.

A inizio ottobre del 2006 Carlo inizia ad accusare sintomi influenzali, che poi si aggraveranno e lo porteranno ad essere ricoverato in una clinica di Brescia, dove gli viene diagnosticata una leucemia di tipo M3, un tipo di leucemia che lo porterà alla morte nel giro di pochi giorni. Carlo, però, proprio negli ultimi giorni della sua esistenza terrena, rivela che all’incontro con Dio Padre si stava preparando da tutta la vita, ha accolto dunque con il sorriso la grande Croce che il Signore gli ha dato, perché era cosciente del fatto che essa è la porta del Paradiso. Agli infermieri diceva di non preoccuparsi troppo di lui, che c’era gente che soffriva molto di più…la sua malattia provocava dolori lancinanti.

Possiamo dire che la vita di Carlo era segnata profondamente dall’amore per l’Eucarestia, per la Madonna e i santi, per la carità; egli infatti non si è mai sottratto nel concedere qualcosa di suo a chi vedeva in difficoltà, cercando di dosare le sue spese in funzione dei poveri che incontrava. Un ragazzo di soli 15 anni che ha capito che scegliere di far posto a Dio nella propria vita, è la scelta vincente! Ripeteva spesso “non io ma Dio” e “essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”.

La mamma ci descrive il giorno del suo funerale con un sentore di festa, percepito da molti partecipanti, festa che noi ancora oggi celebriamo in ringraziamento a Dio per doni che gli ha concesso nella sua breve esistenza, e in questo domandiamo che anche a noi siano concessi.

Una festa ancora più grande però ci attende: la sua Canonizzazione, di cui non si conosce ancora la data, ma che con ogni probabilità avverrà durante l’anno giubilare.

La santità dunque è possibile e il nostro sguardo - come diceva Carlo - deve puntare al Cielo, a Dio, all’infinito, solo così saremo davvero felici.

Affidiamo allora tutti i nostri giovani, i nostri oratori e ognuno di noi all’intercessione di questo giovane, che ha saputo fare proprie le parole di san Giovanni Paolo II: “prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”.

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