Le parole del Papa: «È anche per lui che sono venuto»

Trentacinque anni fa la straordinaria visita del pontefice che portava ad esempio il giovane Frassati

Il 16 luglio moltissimi cristiani fanno memoria della Madonna del Carmelo. E nell’ormai lontano 1989, quella domenica ad Oropa, come pellegrino tanto atteso venne il Papa san Giovanni Paolo II.

Una giornata indimenticabile, di grande pregnanza spirituale, di emozioni e di ricordi indelebili, destinata a divenire una pagina straordinaria della storia di Oropa e della nostra diocesi di Biella. Il centro fu il sagrato a cielo aperto, antistante la Basilica Superiore del Santuario ove il Sommo Pontefice celebrò la S. Messa, l’unica della mattinata in tutta la nostra Chiesa particolare, segno di unità e di comunione attorno al Vicario di Cristo e Successore dell’Apostolo Pietro.

Accanto alla splendida omelia, il Santo Padre recitò l’Angelus in mondovisione, nel quale pronunciò queste parole: «Sono venuto qui per salutare la Madonna, inchiniamoci davanti alla nostra Madre. Sostiamo davanti alla sua venerata immagine in devoto raccoglimento. Contempliamo la sua purissima bellezza, specchio immacolato della Bellezza divina. Ringraziamola per la sua presenza tra noi, per le sue preghiere e per le sue materne premure. Sentiamoci profondamente felici sotto il suo sguardo. Maria abbiamo bisogno di Te!».

Il Papa polacco inginocchiato nel sacello della Basilica Antica, si immerse in una preghiera profonda alla Regina del Monte di Oropa. E dopo trentacinque anni la fecondità di quel giorno e di quell’avvenimento di fede, manifestano ancora il loro potere rigenerativo. Nello stesso giorno il Papa fu trasferito a Pollone, per visitare la tomba di un giovane da lui profondamente conosciuto attraverso libri e testimonianze, un giovane affascinante che soltanto qualche mese dopo, lo stesso Giovanni Paolo II avrebbe proclamato Beato.

In una affollata piazza san Pietro in Vaticano, ammirando la sua immagine nell’originale arazzo che giganteggiava sul frontale della Basilica; icona di un giovane affascinante, in tenuta da sci tra le sue “amate montagne”.

La Chiesa biellese in concerto con quella di Torino ha iniziato da qualche giorno l’”Anno Frassatiano”, in vista del centenario della morte del Frassati avvenuta nel 1925. Pollone venerò per 65 anni nel suo camposanto, il corpo mortale di quel suo illustre concittadino, che più volte nei suoi soli ventiquattro anni di vita, visse in paese vacanze e giornate piene di fede, di preghiera, di studio, di amici, di escursioni sulle nostre belle montagne, recandosi innumerevoli volte ad Oropa, dalla sua Madonna, per pregarla con affezione di figlio devoto.

Negli spazi vicini al cimitero pollonese, quel pomeriggio, campeggiava una scritta magnifica, con espressioni tratte da una lettera di Pier Giorgio ad un amico nel 1922: “...Vorrei essere al tuo posto nel vedere ogni tanto il Santo Padre. Tu sai come io ami il Papa. Vorrei fare qualcosa per Lui. Ma non potendo prego ogni giorno affinchè Gesù gli dia tante consolazioni e benedizioni.- Viva Il Papa, Evviva!”.

Dopo i saluti istituzionali, il Pontefice, atletico, abbronzato, vigoroso nel fisico e nell’anima, sostava in preghiera presso la tomba di Pier Giorgio Frassati, il giovane delle ”Otto Beatitudini” come ebbe modo di definirlo il Papa “venuto da lontano”.

Il discorso che pronunciò per l’occasione, contiene ante-litteram gli elementi costitutivi di quest’Anno speciale dedicato alla vita, alla spiritualità, al messaggio e alla testimonianza del Beato Torinese e Biellese insieme. Disse il santo Pontefice: «Sono stato poc’anzi presso la tomba di Pier Giorgio. È anche per lui che sono venuto, un giovane che ha saputo testimoniare Cristo con singolare efficacia in questo nostro secolo… la sua testimonianza nasce dal radicalismo della sua adesione a Cristo, dalla limpidezza della sua fedeltà alla Chiesa, dalla generosità del suo impegno missionario…Auguro specialmente ai giovani di saper trarre dalla sua rapida ma luminosa vicenda, ispirazione ed incitamento per una vita di coerente testimonianza cristiana».

In quel cimitero per anni ed anni, tanta gente, tanti gruppi di giovani possiamo dire da tutto il mondo, si sono fermati davanti a quel corpo inerte che sprigionava però una “valanga di vita”, e misteriosamente affascinava a Cristo tante persone. E dal cimitero a Villa Ametis e da qui alla parrocchia, alla chiesa della frazione Cangio ove fu battezzato, al Santuario di Oropa!.

Ancora qualche espressione del Papa: «...la fede e la carità hanno contraddistinto la giovane figura di Pier Giorgio Frassati. Sappiate essere persone attente al vero bene della vostra comunità… la fede vissuta in modo intelligente e generoso, favorisce anche il progresso civile e sociale….». Quando si transita davanti al cimitero di Pollone sembra di vederlo ancora lì, Giovanni Paolo II, mentre benedice i pollonesi e tutta la Chiesa biellese.

Insomma un asse non solo spaziale e geografico lega Pollone ad Oropa, ma spirituale e mistico. Il fulcro rimane quel giovane, oggi Beato e probabilmente tra poco Santo, testimone di un’umanità ricca ed attraente e di una santità cristiana che supera l’erosione del tempo e avvince, affascina ed attira ancora oggi a Cristo e al Vangelo.

E tornando ad Oropa, a quel 16 luglio 1989, ci afferra il messaggio consegnataci dal Papa: «Come a Pier Giorgio che soleva venire quassù per raccogliersi in preghiera, la Vergine si propone quale Madre celeste che apre la sua casa per far vivere a ciascuno l’esperienza tonificante di un più profondo incontro con Dio…».

Ai giovani in particolare disse: «Non esitate a venire quassù a cercare luce e forza per il vostro cammino di fede. Scoprite come Pier Giorgio la strada del Santuario, per intraprendere un cammino spirituale che, sotto la guida di Maria, vi porti sempre più vicino a Cristo!».

La provocazione, la contemporaneità di questo evento del 1989 e le parole del Santo Papa, ci coinvolgono con una fascinazione eccezionale e la voglia di viverle appieno.

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