Trenta magnifici anni con don Luigi:
l’affetto del paese

Mercoledì la parrocchia si è stretta attorno al suo don, insieme al Vescovo Farinella e al canonico Blancini per festeggiare la ricorrenza

Come a dominare la sottostante valle, la chiesa parrocchiale di Valdengo si erge maestosa sul cucuzzolo paesano, cedendo il primato solo al retrostante castello medievale. Non sfigura però, questa preziosa enclave di fede e vita comunitaria, neanche dovesse paragonarsi con Versailles o disneyane rocche fiabesche.

Qui nella sera dell’11 settembre tutta la comunità parrocchiale valdenghese si è riunita per festeggiare il suo pastore per i suoi 30 anni di parrocchia. il canonico Luigi Bellotti, infatti, proprio lo stesso giorno di settembre del 1994, prendeva possesso del suo nuovo incarico come parroco di Valdengo. A festeggiarlo ieri anche il vescovo Roberto Farinella, che ha voluto cedere la presidenza della celebrazione proprio al festeggiato, e il canonico Gianluca Blancini, valdenghese di nascita e successore di don Bellotti a Valle San Nicolao.

«I preti devono obbedire al vescovo» ha esordito don Luigi . «Questa volta obbedisco presiedendo la Messa come il vescovo mi ha chiesto». Presente anche il vicesindaco Elena Boggio Casero, lodevole per l’accorata partecipazione alla funzione, visibilmente unita in preghiera all’assemblea.

«Ogni parroco conduce e aiuta tutta la comunità a lui affidata» ha detto monsignor Farinella nell’omelia «a crescere nella fede in Cristo e a vivere fraternamente. Per questo con un gesto bello che si fa in occasione dell’ordinazione sacerdotale anche noi diamo un ideale bacio pieno di affetto sul palmo delle mani di don Luigi, consacrate dal Sacro Crisma, per continuare a benedirci e a donarci se stesso ogni volta che celebra i sacramenti».

Tre le parole che più sono state sottolineate. La prima, che la festa non sia del parroco ma della comunità, lo si vede negli sguardi dei parrocchiani, così come nei glaciali occhi commossi di don Luigi.

La seconda parola arriva direttamente da trent’anni fa, quando l’allor don Alceste Catella, oggi vescovo, preparò la parrocchia all’arrivo del nuovo sacerdote.

«La parrocchia è una portineria» disse «e il parroco il suo portinaio». Dalla metafora bene viene fuori il rapporto che si è andato costruendo fra i due poli, di mutuo supporto.

Il terzo termine più significativo è quello di “ministro”. Don Luigi ha saggiamente spiegato che cosa voglia dire servo. Una vita quindi, quella del parroco, al servizio della propria parrocchia e dell’annuncio della Parola di Dio. «Mi sono fatto prete per annunciare il Vangelo» ha concluso il parroco.

«La comunità si apre a nuovi orizzonti, perché il mondo cammina veloce e non si può restare indietro» così ringraziano alcuni rappresentanti della parrocchia . «Si cercano allora alternative più moderne per far conoscere la Parola di Dio, nuove forme di servizio per vivere la carità, per testimoniare il Vangelo e lo stile di vita di un cristiano. Ma riusciremmo in tutto questo senza una guida? No. Ecco allora che nasce il desiderio, quasi il dovere, di dire grazie, a Dio soprattutto, e questa sera, proprio di cuore, a don Luigi».

Fra i vari momenti significativi, al termine della celebrazione sono state ricordate alcune delle iniziative parrocchiali più particolari, dalla bancarella della parrocchia al mercato locale all’aperitivo dal don con alcuni ospiti illustri per passare alle catechesi in osteria.

Iniziative che sono nate, ricorda don Bellotti, «non partendo da un programma che avevo quando sono arrivato, ma da uno che abbiamo costruito insieme, e che continueremo a scrivere». Sempre insieme.

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