In viaggio sul primo diretto Biella-Torino. Il treno piace, gli orari non tanto. Foto
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Primo giorno di scuola, verrebbe da dire, anche per il treno diretto Biella-Torino e viceversa. Ieri mattina dal binario 1, mentre era ancora buio e l’aroma del caffè accennava appena a uscire dal bar, la stazione di San Paolo si è cucita addosso un pezzetto di storia con il ritorno, grazie all’elettrificazione, della tratta diretta verso la città della Mole. «Mancava da tanto, troppo tempo» ha raccontato dalla banchina Mario, uno della quarantina di passeggeri saliti sull’Etr Jazz, che per la verità ne contiene almeno cinque volte a sedere senza contare i posti in piedi. Ma per il primo giorno andava bene così, proprio come il ritardo di un minuto, (rispetto alle programmate 6,10) di cui nessuno si è accorto e che forse ha segnalato nel suo rapporto solo il tecnico manutentore di Trenitalia seduto in ispezione per una “prima” di cui «avevamo già fatto tutte le prove domenica».
A bordo pendolari, studenti e qualche innamorato del treno che non ha voluto perdersi questo debutto come il signor Pedro Augusto, un italo argentino di Masserano che dopo una notte di lavoro non se l’è sentita di andare a dormire: «Ho visto chiudere troppe linee, è un giorno storico che potrebbe significare anche la fine delle tribolazioni sotto il sole o la neve a Santhià in attesa del cambio». Già, perchè fino a ieri l’altro per andare a Torino non c’era altra alternativa che un’ora e venti, più o meno, di viaggio, uno scomodo cambio e magari il sovraffollamento nei vagoni da dividere con chi proviene da Milano. Ora la novità, annunciata da Trenitalia, ma neanche troppo secondo alcuni, che però sembra aver bisogno di qualche aggiustata. Lo dice Gianfranco Albis, pendolare dal 1980 che con altri due colleghi del Politecnico non poteva mancare al “vernissage”, ma che già da oggi tornerà a sedersi sul Biella-Santhià-Torino: «Francamente è un po’ troppo presto rispetto alla maggior parte degli orari di lavoro. Vanno trovate delle tracce libere. Ad esempio quella di un Tgv francese delle 7,10 che non capisco perchè passi sulla linea ordinaria a Santhià». Il Jazz però è comodo: «Il sedile è leggermente duro, ma per chi è abituato a dormire in piedi è un lusso. Sui vecchi treni trovavamo anche il ghiaccio all’interno dei vetri e magari non potevi passare da una cabina all’altra. Questo è bello e pulito» hanno detto Michele e Davide, gli altri due tecnici di laboratorio. Michela, pendolare per 40 anni, e Maria Teresa sono convinte che una corsa in più alle 7 risolverebbe tutto, oltre alla destinazione a Porta Nuova che ora non c’è. Nella città della Mole, infatti, il treno passa per Porta Susa prima di fermare al Lingotto, dove ieri mattina è ripartito alle 7,46. Sempre con tanti posti vuoti, ma anche con Arianna, neo stagista alla Fondazione Pistoletto che ha scoperto per caso il diretto, o un avvocato in udienza a Biella, o ancora Viviana, tirocinante all’Agenzia delle Entrate «assolutamente soddisfatta perchè risparmio venti minuti e posso anche addormentarmi senza paura per il cambio». Pietro Versaldo la sua approvazione l’ha messa su una storia Instagram con il gergo dei 25enni: «dopo anni finalmente un treno diretto da Torino, che figata». Storie da primo giorno di scuola per un treno che ha bisogno di affinarsi su degli orari (l’altra corsa verso Torino è alle 12,27) che per ora sembrano trovare solo unanime accordo per il diretto di rientro delle 18,46 in arrivo da noi alle 19,49. E magari una soluzione anche per il week end completamente sguarnito. Per intanto non resta che accontentarsi, partendo, perchè no, dalle parole di una passeggera che ieri mattina in treno da Torino, evidentemente con un’amica, si è lasciata andare in un «Dicono che Biella sia un posto bellissimo».
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