L’arrivo del Giro d’Italia nel 2024, al di là dell’entusiasmo degli appassionati, ha aperto, grazie soprattutto agli infallibili del web, l’irrisolto tema delle strade colabrodo nella nostra provincia: «Almeno asfalteranno». Perché l’arrivo della corsa rosa è probabile che un po’ di catrame nuovo se lo porterà appresso. Così è stato in passato e così sarà in nome di una sicurezza, legittima per i professionisti del pedale, ma non considerata, pare, per i normali e quotidiani utenti della strada. Sembra impossibile che debba arrivare un grande evento per rimettere a posto situazioni di pericolo che non dovrebbero trovare ostacoli d’investimento in nome di un buon senso troppo spesso fermo e cieco, invece, di fronte a buche e buchette. Le stesse che, se di lieve entità e comunque di sovente inversamente proporzionali al grado di pericolosità, vengono prontamente rattoppate alla prima denuncia dei media, capaci di intimorire ancor di più delle ondate di proteste social. E dire che in estate di cantieri ne abbiamo visti fino a pensare di sognarli di notte, salvo poi accorgersi che erano veri anche al buio con quel catrame nuovo nuovo che ha rimesso a posto la superstrada, intanto per fare un esempio. Quindi, buone notizie si dovrebbe dire, salvo poi rendersi conto che transitare sul ponte della tangenziale è come avere il singhiozzo e che belle e nuove asfaltature - non ditelo a Cossato - vengono già rotte senza neanche il tempo che la segnaletica le sporchi in nome di una fibra qualunque e non certo per un intervento di manutenzione straordinaria e quindi imprevisto. Come al solito il problema è proprio questo. Che un’asfaltatura appena fatta viene vanificata senza un’apparente logica e altre da fare non trovano realizzazione per un’eternità, almeno per ammortizzatori e pazienza. Che possono solo sperare che il Giro passi al più presto dalle loro parti.
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